DIEGO PROTANI E IL LIBRO SUGLI SQUALLOR: UNA BELLA PAGINA DI IRRIVERENZA

Di Giovanni Berardi

Gli Squallor sono stDiego Protani e Giovanni__ Berardiati davvero la realtà del cazzeggio italiano, anzi in quel contesto sono stati davvero una sociologia. Hanno spinto certo nel verso dell’audacia un pedale già schiacciato con molta intelligenza e tanto garbo da due maestri come Renzo Arbore e Gianni Boncompagni e dai loro discepoli, artisti come Mario Marenco, Giorgio Bracardi e Nino Frassica. Ora su questa realtà del “cazzeggio” si basa un saggio appena uscito, “Quando l’Italia mi Arraphao con gli Squallor”, edito dalla casa editrice LFA  Publisher e curato da Diego Protani. Scrittore di Ceccano, nella vicina Ciociaria, Diego Protani è qua alla sua terza esperienza letteraria. In precedenza aveva pubblicato altri due volumi, sempre editi dalla LFA Publisher e realizzati insieme alla professoressa Viviana Vacca: “Sulle labbra del tempo. Area tra musica, gesti e immagini”, dedicato al gruppo musicale del grande  Demetrio Stratos, un autore troppo presto scomparso dalle scene musicali e “Sunshine. I colori della musica”. Diego Protani non ha dubbi sulla risposta quando gli abbiamo chiesto del perché oggi scrivere un libro proprio sugli Squallor: “perché sta prendendo troppo piede il politicamente corretto. E non va bene assolutamente. Non si possono mettere le mutande alla cultura e alla satira”. Dice Diego Protani: “i dischi degli Squallor sono tutto un programma, come indicano anche i titoli dei loro vinili: “Troia”, “Palle”, “Pompa”, “Cappelle”, “Tromba”, tanto per attenerci ad un solo periodo artistico del gruppo, quello che va dal 1973 al 1980”. Certo è che gli Squallor non sono stati solo un gruppo musicale nato così per caso, all’alba degli anni settanta, ma è stata davvero una esperienza produttiva intensa che  nell’arco di una decina di anni ha sbeffeggiato e sfidato il sistema discografico e quello culturale del paese. Dice Diego Protani: “tanto è vero che dopo anche il cinema si è interessato assolutamente alla loro produzione artistica e il regista e produttore Ciro Ippolito ha firmato ben due pellicole sulla loro realtà, due pellicole che hanno riportato anche un enorme successo di pubblico, “Arraphao” e “Uccelli d’Italia”.

ProtaniE tutta la loro produzione culturale, dai dischi ai film intendo, sono assolute frustate all’ipocrisia e al perbenismo”. Il loro primo album, “Troia”, edito nel 1973, già racchiudeva perfettamente quella che poi sarà in definitiva la linea guida della loro esperienza artistica: il titolo con il doppio senso, l’alternare brani cantati ad altri invece raccontati o recitati, anche la ripresa di vecchi successi melodici, molti tra l’altro scritti proprio da loro medesimi, in versione seria e per i cantanti più in voga nel periodo  immediatamenteprecedente,quello degli anni sessanta. E qui stiamo parlando proprio di canzoni scritte soprattutto per Orietta Berti, Massimo Ranieri, Little Tony, Caterina Caselli.

 Il sincero volume di Diego Protani, peraltro si maneggia e si legge con molta comodità, si sofferma non solo sulla loro canzone “audace” ma si forgia soprattutto attraverso le testimonianze di vari artisti e di varie personalità che hanno ben conosciuto la realtà culturale degli Squallor. Il risultato immediato che Diego Protani raggiunge è quello di aver confezionato davvero un saggio autentico, di riflessioni e di curiosità, attorno al disinvolto e  genialoide gruppo. E la beltà e il grande interesse del volume è che Diego Protani riesce a collocare con facilità la realtà socio-culturale degli Squallor, piuttosto  all’avanguardia, in un momento storico ed anche, attualmente, un po’ difficile e particolare che sta facendo del “politicamentecorretto” quasi una identità culturale dominante. E Diego Protani attraverso questo volume dà l’impressione di spaziare quasi in una sorta di “rivolta” sull’egemonia di tale condizione culturale. Dice Diego Protani: “e si, ed anche in ogni contesto oggi pare difficile collocare  una sana e liberatoria parola forte, una parolaccia certo non fine a se stessa, ma a determinare un contesto specifico o una situazione specifica insomma”. Continua Diego Protani: “bene hanno fatto quindi opere di tale “rivolta lessicale” come è stata la produzione, che io definisco  culturale, degli Squallor”. E questo è un ulteriore grossissimo merito che va assolutamente riconosciuto al lavoro culturale di Diego Protani, che lo ha visto  anche puntualmente e con molta sagacia e curiosità raccogliere le testimonianze di la copertina de Quando l'Italia__ si Arraphao con gli Squallorchi con gli Squallor, negli anni deputati al loro contributo culturale, soprattutto dal 1973 al 1980, hanno convissuto e collaborato con il gruppo. Che cosa rimane oggi di un gruppo come quello degli Squallor? Come dice Diego Protani “sicuramente la certezza di avere aperto le strade pian pianino ad artisti come Elio e le Storie Tese, Vasco Rossi, Fiorello”. Diego Protani poi è  convinto, e attraverso la lettura di questo saggio in pillole, la sua convinzione sembra venire sempre a galla, che gli Squallor, quelli che erano cioè Alfredo Cerruti, Giancarlo Bigazzi, Daniele Pace e Totò Savio, e le loro realtà “poetiche” non sono mai state ben “storicizzate” e nemmeno mai “ben riconosciute”. Dice  Diego Protani: “certo è che scrivere la biografia di questi quattro fenomeni sarebbe stato come scrivere una enciclopedia. Il mio lavoro è solo un momento di presentazione del gruppo, di una realtà letteraria e musicale che ha venduto milioni e milioni di dischi. E possiamo affermare senza alcuna retorica che gli Squallor erano una realtà certo “notturna”, perché di giorno sapevano sopportare con garbo e tracotanza, e grande professionalità anche, il loro lavoro di grandi  autori di canzoni per talenti, e questo lo abbiamo accennato anche sopra, come Massimo Ranieri, Caterina Caselli, Orietta Berti, Marcella, Umberto Tozzi ed anche di grandi e competenti produttori discografici come era appunto Alfredo Cerruti”. Canzoni come  “Rose rosse” di Massimo Ranieri, come “Cuore matto” di Little Tony, come “Nessuno mi può giudicare” di  Caterina Caselli, come “Lisa dagli occhi  blu” di Mario Tessuto, quattro pezzi raccolti nel mazzo delle oltre mille canzoni, scritte, ora una ora l’altra, da Daniele Pace, Totò Savio e Giancarlo Bigazzi, “quando non  erano gli Squallor”, sono esempi concreti di una professione sempre spesa, tra alti e bassi certo, con  esemplare serietà. Dice Diego Protani: “è vero e gli Squallor lo hanno cantato in più di un disco questa  particolare critica alla musica melodica che eppure scrivevano e producevano di giorno”. E viva davvero gli Squallor, come ha scritto Diego Protani, una realtà di cui oggi davvero ne avvertiamo sempre di più la mancanza.

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