EVA CROSETTA: QUANDO LA SCRITTURA DIVENTA UNA QUESTIONE DI CUORE

di Giovanni Berardi

La giornalistEva e Gianni a Sabaudiaa Eva Crosetta lo aveva promesso, quando aveva fatto visita ai ragazzi dell’Istituto Giulio Cesare di Sabaudia qualche anno fa, che presto avrebbe raccontato il suo viaggio africano. Un viaggio particolare, come aveva sottolineato, e che oggi Eva Crosetta ha pubblicato con il bellissimo titolo ?????????????????????????????“Che colpa ne ho se sono nato in Congo all’ombra di un mango?”, appena uscito nelle librerie a cura delle edizioni Bur-Rizzoli. Un volume che non descrive solo la missione in Africa di Eva Crosetta e la sua conversione spirituale ma è diventato, come spiega anche il suo bellissimo sottotitolo, un viaggio tra le storie delle persone che l’autrice ha incontrato. Il viaggio in Congo, come ha detto Eva Crosetta, è stato un bisogno, come poi un bisogno è diventato quello di scriverlo. Dice Eva Crosetta: “dicono che il mio sia un libro che si fa volere bene e io penso che, e ne sono fermamente convinta, che il bene deve essere condiviso. Il bene è contagioso ed io in questo viaggio di tre settimane a Kinshasa, nella Repubblica democratica del Congo presso la comunità Amore e Libertà di Don Matteo Galloni, ho scoperto l’amore autentico, quell’amore che riesce a cambiare la vita delle persone. Ed ho avuto anche la mia conversione perché prima la mia fede era abbastanza tiepida, un po’ al bisogno, ancorata solamente alle feste comandate più importanti, ed invece lì ho scoperto proprio la relazione con il Signore, un Signore che agisce nella Storia, nella mia, nella tua, nella nostra Storia, una Storia che però è la nostra vita e quindi, questo, ha fatto davvero la differenza”. Gli incontri di Eva Crosetta in Congo, che poi lei racchiude nel libro, in realtà è diventato un ricco documento, anche un invito a rafforzare in definitiva un dialogo interreligioso nel rispetto della identità di ciascuno e nel rigetto soprattutto di ogni violenza e discriminazione. Ci si può leggere persino una ferma denuncia delle ingiustizie sociali, proprio a partire dalla sopraffazione economica che in qualche maniera ha subito e subisce il Congo e dalla corruzione, all’ingordigia di potere e di ricchezza di pochi a danno di moltissimi. Togliendo un po’ anche l’etica che sorregge il libro, quella soprattutto religiosa e spirituale, la chiave di lettura in senso laico è quella che favorisce davvero l’interpretazione migliore di tutto il libro, cioè quel favorire il confronto con noi stessi attraverso gli altri, anche con un mondo altro, come è appunto la realtà del Congo preso in esame dall’autrice. La scrittura di Eva Crosetta, ironica e tenera, è in più passi anche commovente quando riesce a fotografare, in certi passaggi, una situazione che a noi appare certo lontanissima ma che ci avvicina comunque ad un mondo che ci pone delle riflessioni, proprio su noi stessi, le riflessioni cioè di un popolo sicuramente privilegiato.

copertina de Che colpa ne ho se__ sono nato in CongoEva Crosetta, volto noto della televisione italiana, oggi alla conduzione di “Sulla via di Damasco” su Rai Tre, ha un passato autorevole anche in trasmissioni come  “A prescindere”, condotta con Michele Mirabella, una diretta giornaliera che fu un evento qualche anno fa su Rai Tre e poi  “Uno Mattina” e “Linea Verde”, la trasmissione itinerante di Rai Uno dove, appunto, Eva Crosetta era l’elemento in viaggio, proprio da una realtà nazionale ad un’altra, dal nord al sud dell’Italia. E nei suoi itineranti viaggi professionali aveva toccato anche il territorio pontino.  Dice Eva Crosetta: “quando conducevo appunto Linea Verde, la domenica mattina, abbiamo dedicato una intera puntata al giardino delle oasi di Ninfa, nel territorio di Cisterna di Latina. Un posto assolutamente straordinario, incantevole,sottolineato anche nella trasmissione, e raramente ci eravamo spesi nel tessere queste lodi in diretta. Insomma, in qualche maniera, avevo capito perfettamente come mai a Giorgio Bassani la venuta in quel luogo gli aveva ispirato il suo bellissimo romanzo “Il giardino dei Finzi Contini”. Poi da buona veneta ho anche delle ragioni storiche ed affettive verso queste terre, qua la presenza veneta pare si sia fatta sentire particolarmente, e di questo ne sonoproprio orgogliosa, i veneti sono stati in buona parte quei grandi lavoratori che hanno posto le basi per lo sviluppo grandioso del territorio pontino”.  E nemmeno le gravi servitù che incombono sul territorio pontino, pensiamo in questo  momento ancora alle due centrali nucleari, quella del Garigliano e quella di Borgo Sabotino che, seppure dismesse, certamente continuano silenti nella loro attività inquinante, alla discarica di Borgo Montello, una realtà certamente in pieno sfacelo, e poi ad un poligono di tiro militare che in qualche maniera sta reprimendo ancora un pezzo importante di litorale, turbano le idee di Eva Crosetta sui limiti perfetti del territorio pontino.  “A volte basta poco”, come poi ha detto Eva Crosetta, “e la vita può prendere una svolta davvero inaspettata”. In questo caso la svolta ha coinciso con l’incontro di Eva Crosetta con Don Matteo Galloni, il fondatore insieme a Francesca Dermanini della comunità Amore e Libertà, che dal 1988 accoglie  bambini e ragazzi soli, in Italia e nella estrema periferia di Kinshasa in Congo, comunità dove l’apertura alla dimensione spirituale, alla centralità della famiglia e soprattutto alla trasmissione dello spirito di fraternità è il monito, la valorizzazione,di ciò che poi il “continente nero”, malgrado i suoi drammi, le tensioni che lo attraversano e le ingiustizie che continua a subire, può offrire al futuro del mondo.

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.

*