“UN GRANDE AMORE”: IL LIBRO DEL REGISTA GIULIANO MONTALDO
di Giovanni Berardi
Abbiamo letto un gran bel libro, “Un grande amore”,scritto dal regista Giuliano Montaldo. E’ un traguardo lascrittura del regista, che collima anche con i suoi novant’anni. La riflessione che Giuliano Montaldo fa in“Un grande amore” è il grande tema della passione, vista in tutte le sue forme, e viene dettata esclusivamente dalla voce del cuore. Una storia vera che appare come un romanzo, dove la moglie del regista, Vera Pescarolo, il cinema e Giuliano Montaldo stesso sono al centro del volume. Nessuna altro interrompe questo circuito, se non la storia intorno e gli anni che passano. Giuliano Montaldo lo abbiamo nel cuore anche per una certezza:è legata al film “Sacco e Vanzetti” girato nel 1970, certo il suo titolo più famoso, dove Giuliano Montaldo ha indirizzato proprio una generazione all’impegno civile attraverso il cinema. Perdonate la virata personale, ma va resa a chiarire il concetto: “Sacco e Vanzetti” appunto è stato il primo film di grande impegno civile visto all’età di tredici anni al cinema. Nonostante l’importanza estrema della tematica e il rigore dell’ impegno civile che identificava il film, Giuliano Montaldo, riusciva a mantenere lo spettacolo cinematografico sempre ben presente. Da allora un tam tam pressante e continuo era partito, il passaparola dei giovanissimi sul film occupavano all’epoca le giornate di noi studenti al Palazzo M di Latina, giovanissimi di terza media, quindi con non più di quattordici anni, che non rinunciavano assolutamente, intanto, sul grande schermo, alle mitiche gesta di Trinità e Bambino, di Ringo, Sartana, Provvidenza, Alleluia, di tutti gli eroi del cinema di genere di quegli anni. Incontrando poi Giuliano Montaldo in tempi più recenti gli abbiamo comunicato questa esperienza, lui ha sorriso e confermato: “è vero, quel film aveva colpito l’immaginario collettivo dei giovanissimi, ma devo dire che una grande spinta a tutto questo è avvenuto senz’altro dalla colonna sonora, la ballata “Here’s to you Nicola and Bart” cantata da Joan Baez. Di questo ne sono fermamente convinto”. Da qui la corsa, tutti a vedere, con lo stesso entusiasmo, l’immediato precedente a “Sacco e Vanzetti”, che in quelle date era “Il conformista” di Bernardo Bertolucci. E poi, ancora più avanti, nei mitici cinema d’essai di Roma, che cominciavano a nascere e a proliferare in quegli anni settanta, quindi anche le nostre prime fughe “culturali” da Latina verso Roma, per incontrare pellicole come “Uomini contro” di Francesco Rosi, “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” di Elio Petri, “Il giardini dei Finzi Contini” di Vittorio De Sica, “Zabriskie Point” di Michelangelo Antonioni, scoprendo sempre, in questi film autorevoli, il loro netto senso dello spettacolo, continuando ad amare, in ogni caso, i film di Lando Buzzanca,la commedia erotica all’italiana nelle sue varie fattispecie e condizioni, il poliziesco all’italiana, il giallo horror ed i film di Dario Argento. E così che i ragazzi degli anni settanta, anche da Latina, hanno cominciato e poi continuato ad appassionarsi al cinema. A casa di Giuliano Montaldo, dove spesso ci siamo recati, un solare quinto piano del quartiere Prati a Roma, si respira sempre intatta l’aria della grande cultura,tutto è testimonianza di questo: i quadri del novecento in mostra sulle pareti, i ricordi dai set, e poi libri, documenti, testimonianze, fotografie, ricordi. E’ una gioia perdersi in questa quantità. Oggi poi, in tempi cioè di emergenza sanitaria, dove nuovamente la produzione culturale vive uno stato di sofferenza, Giuliano Montaldo, ascoltato al telefono, nei giorni del lockdown più duro, una chiamata proprio per aggirare la natura del sequestro in casa, diceva (quella dichiarazione che piace ancora oggi riportare): “mi sembra di capire che, nella paura di contagiarsi si è avviato un processo che porta diritti alla fine della comunità: spero solo che questa paura resti sempre mediata e sempre confinata dalla ragione umana”. Così, durante quei giorni “mai così duri da quando finì la guerra”, Giuliano Montaldo,in fondo, “confinato a casa” come ha detto, ha potuto dare lustro alle sue memorie, licenziando per le edizioni La Nave di Teseo il suo bellissimo “Un grande amore”.
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