IL GIOVANE FAVOLOSO

di Francesco Giuliano

 

Mario Martone con il “Il giovane favoloso”  spiega magnificamente Giacomo Leopardi.

 “Il giovane favoloso” è un film che rimarrà negli annali della storia del cinema italiano per l’intensità dei sentimenti espressi in modo magistrale grazie alla regia di Mario Martone e alla grande bravura interpretativa di Elio Germano. Come attore protagonista, indossando le vesti di Giacomo Leopardi, Germano, infatti, ha superato se stesso, definendo del poeta magnificamente la personalità molto complessa ed esprimendone chiaramente la profondità delle idee sulle ragioni e sul senso dell’esistenza umana. Non solo. Ne ha fatto pure apprezzare la qualità poetica del suo sentire tramite la percezione affidata ai sensi e grazie alla concezione materialista della vita. Martone, attraverso Elio Germano, fa cogliere allo spettatore  la causa che spinse Giacomo Leopardi,vivendo in un ambiente familiare molto rigido con una madre molto gretta e fredda Adelaide Antici (Raffaella Giordano) e con un padre molto esigente e reazionario Monaldo (Massimo Popolizio), a trovare conforto soltanto nella Biblioteca paterna ricca di libri, dove intraprese ancora decenne studi eruditi, “unico divertimento in Recanati”, per sette lunghi anni, venendogli a mancare, nel periodo dell’adolescenza, caratterizzata dalla ricchezza di sogni e di desideri poi rimasti irrealizzati, quell’affezione genitoriale necessaria e fondamentale per la crescita. Questa carenza affettiva, però, lo legò ancor più al caro fratello Carlo (Edoardo Natoli) e alla dolce sorella Paolina (Isabella Ragonese). Per questo egli affermava categoricamente “Io non ho bisogno di stima, né di gloria, né di altre cose simili; ma ho bisogno d’amore”. Fu la sfrenatezza matta e disperatissima nei confronti dello studio, che gli permise di evadere con la mente da quel piccolo mondo che gli stava stretto, ma che gli causò il suo precoce e irreversibile degradamento fisico, tant’ è che scrisse “unico divertimento è quello che mi ammazza: tutto il resto è noia”.  Germano è bravo nell’interpretare l’angoscia che portò Leopardi a scrivere poesie, che ben si adattavano ad esprimere i suoi sentimenti genuini, e che lo spingevano a fuggire da quella solitudine maledetta in cui, a causa della sua malformazione fisica, come in una gabbia fu costretto a rimanervi per il resto della sua vita. Passò allora alla meditazione osservando la natura nei suoi diversi molteplici aspetti (Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,/Silenziosa luna?/Sorgi la sera, e vai,/Contemplando i deserti; indi ti posi. …) e a cogliere l’infinitezza del mondo, che lo pone al di fuori del mondo,  presso il “caro ermo colle” dove la “siepe, che da tanta parte/ dell’ultimo orizzonte il guardo esclude./ Ma sedendo e mirando, interminati/ Spazi di là da quella, e sovrumani/ Silenzi, e profondissima quiete/ Io nel pensier mi fingo; ove per poco/ Il cor non si spaura. E come il vento/ Odo stormir tra queste piante, io quello/ Infinito silenzio a questa voce/ Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,/ E le morte stagioni, e la presente/ E viva, e il suon di lei. Così tra questa/ Immensità s’annega il pensier mio:/ E il naufragar m’è dolce in questo mare”. Germano è altrettanto bravo nel trasmettere le ragioni che condussero Leopardi all’apprezzamento della morte come annullamento del dolore, che lo affliggeva costantemente, e che espresse in “Amore e morte”: “Fratelli, a un tempo stesso, Amore e Morte/ingenerò la sorte./Cose quaggiù sì belle altre il mondo non ha, non han le stelle./Nasce dall’uno il bene,/nasce il piacer maggiore/che per lo mar dell’essere si trova;/l’altra ogni gran dolore,/ogni gran male annulla. …”.

Per ovviare a questa solitudine  il poeta si relazionò, tra l’altro, con lo scrittore piacentino Pietro Giordani (Valerio Binasco), l’unica persona che riuscì a comprenderlo, una “cara e buona immagine paterna”, e con il quale intraprese un intenso scambio epistolare che, il padre, come un accanito censore, controllava assiduamente, perché Giordani gli era inviso per le sue idee rivoluzionarie.

In seguito, Leopardi per la sua sete di libertà e di amore si trasferì a Firenze, dove conobbe Fanny Torgioni Tozzetti (Anna Mouglalis), bellissima donna di cui si innamorò perdutamente senza alcuna corresponsione. Ciò lo portò, per disperazione inconscia, ad istaurare con lo scrittore napoletano Antonio Ranieri (Michele Riondino) un’amicizia intensa e sincera, evinta da ciò che il poeta  gli scrisse, in una lettera “Ranieri mio, tu non mi abbandonerai però mai, né ti raffredderai nell’amarmi. Io non voglio che tu ti sacrifichi per me, anzi desidero ardentemente che tu provvegga prima d’ogni cosa al tuo benessere; ma qualunque partito tu pigli, tu disporrai le cose in modo che noi viviamo l’uno per l’altro, o almeno io per te, sola ed ultima mia speranza. Addio, anima mia. Ti stringo al mio cuore, che in ogni evento possibile e non possibile, sarà eternamente tuo”. Leopardi senza un soldo si recò a Napoli, ospite di Antonio Ranieri e della sorella di questi Paolina “l’unica donna che lo amò, sebbene si trattasse di un amore fraterno”. Ella lo accudì fino agli ultimi giorni della sua vita, a Villa Ferrigni, alle pendici del Vesuvio, dove il poeta scrisse uno dei suoi ultimi canti più profondi e intensi “La ginestra o fiore del deserto”: “Qui su l’arida schiena/ Del formidabil monte/ Sterminator Vesevo,/ La qual null’altro/allegra arbor nè fiore,/ Tuoi cespi solitari intorno spargi,/ Odorata ginestra,/ Contenta dei deserti. Anco ti vidi/ De’ tuoi steli abbellir l’erme contrade/ Che cingon la cittade/ La qual fu donna de’ mortali un tempo,/ E del perduto impero/ Par che col grave e taciturno aspetto/ Faccian fede e ricordo al passeggero. …”.

Mario Martone, regista apprezzato per i suoi precedenti film, tra cui “Morte di un matematico napoletano” (1992) e “Noi credevamo” (2010), con “Il giovane favoloso” evidenzia tutta la sua capacità apicale di grande regista che, tramite, un bravo attore come Elio Germano ha saputo cogliere e far interpretare le sfumature essenziali e le sottigliezze peculiari di un grande poeta romantico, qual è stato Giacomo Leopardi. Ne ha fatto apprezzare la modernità del pensiero riguardo la visione del mondo e della vita, eseguendo un’analisi della sua vita in modo sintetico ed esaustivo ed esiliando il poeta da quello stereotipo di pessimista contenuto in tutti i libri di letteratura italiana: “pessimismo, ottimismo, parole vuote!”.

Il film è stato in concorso alla 71^ Mostra del Cinema di Venezia 2014.

 Regia: Mario Martone

Sceneggiatura: Mario Martone

Produzione: Italia 2014-10-22 Cast: Elio Germano, Michele Riondino, Massimo Popolizio, Anna Mouglalis, Isabella Ragonese,  Valerio Binasco, Paolo Graziosi, Iaia Forte, Sandro Lombardi,  Raffaella Giordano, Edoardo Natoli, Edoardo Natoli, Giovanni Ludeno, Federica de Cola, Giorgia Salari, […]

 

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