“SOTTOSUOLO”, IL FILM DI SEBASTIAN MAULUCCI: LA FORZA, L’ENERGIA, LA VOGLIA E LA PAZZIA DI ESSERE ARTISTI A LATINA
di Giovanni Berardi
C’è stato un film qualche anno fa a Latina che ha indagato culturalmente la città. Era un film a firma di Sebastian Maulucci, “Sottosuolo”, e si proponeva il difficile ma incisivo tentativo di interrogare il mondo culturale pontino. Era un mediometraggio ma riuscì a fare parlare di sé la città per qualche tempo.
Il ricordo in questo momento corre alla sera della prima proiezione pubblica di “Sottosuolo”, avvenuta a Latina nel lontano 9 gennaio 2009. Il proscenio, il teatro Armando Cafaro era gremitissimo e scrosciante di applausi continui. Pensiamo ancora oggi che non sarà stato facile per Sebastian affrontare quella sera l’emozione, in tutta quella attenzione, che era veramente decisa del pubblico di Latina, lo smarrimento poteva padroneggiare, eppure Sebastian ha affrontato l’evento con estrema umiltà, e si è sottoposto dopo, anche con autorevolezza e determinazione ricordiamo, al fuoco di fila delle domande della giornalistaconduttrice Raffaella Cesaroni. Dice ancora oggi Sebastian Maulucci: “Sottosuolo” è nato dalla esigenza di raccontare la realtà attraverso un racconto in cui documentario e fiction convivono naturalmente, un universo certo frammentario in cui vivono persone divise tra aspirazioni e disillusioni, tra quello che sono
in realtà e quello che invece vorrebbero essere, o che avrebbero voluto essere”. “Sottosuolo”, il film, proprio nella sua logica artistica è un autentico valzer di artisti pontini che sembrano sfilare, come in una danza appunto, sotto la lente di ingrandimento del giovane filmaker pontino. Alcuni di questi artisti li conosciamo benissimo, sono già famosi in città, altri un po’ meno, qualcuno è già affermato anche in campo nazionale, altri sono sconosciuti persino al pubblico locale, alcuni resistono e vivono Latina confrontandosi con la sua cultura, anzi mettendo proprio l’egemonia della cultura pontina al centro del loro discorso artistico, culturale e sociale, altri ancora, invece, vivono la città come un ritorno, quasi come uno schiudersi al ventre materno, anzi come una ricerca di una estrema protezione. “Sottosuolo” è, insomma, un passaggio di personaggi pontini attraverso cui filtra l’idea motrice della pellicola: quella di riuscire ad esprimere l’anima culturale, sentimentale, anche romantica, di un popolo, di una città. Rimane anche un film, forse necessariamente, sulla nevrosi e sulla ossessione della città di Latina come società culturale, forse assente o forse in fermento. È un film, anche, sulla natura della cultura, ed anche sull’anarchia e sulla claustrofobia della provincia. C’è il pittore Antonio Taormina in prima fila, almeno noi vogliamo vederlo tale, il pittore della zanzara pontina, un artista che da anni lavora sulla ricerca dell’identità culturale del territorio e che da sempre afferma “noi ci esprimiamo con l’arte anche tra l’ indifferenza della città”. “Sottosuolo” in fondo cerca anche di filmare e di documentare una risposta: la città di Latina è veramente indifferente verso la cultura e verso l’arte?. C’è l’aspirante artista Chiazzetta, che insieme a Riccardo Mallus, altro aspirante artista, si interrogano sul percorso intrapreso e sul loro rapporto con la città, c’è il regista Luciano Melchionna che evoca certezze e definizioni, c’è lo scrittore Antonio Pennacchi, lui ormai sul podio, ma c’è anche il giovane Angelo Zabaglio. E ci sono i nostri attori simbolo, Lina Bernardi e Nino Bernardini, ma c’è anche Anna Maria Teresa Ricci ed Enzo Provenzano, c’è il regista Gianfranco Pannone, ormai affermato documentarista, c’è la pittrice Ersilia Serracchi, ma anche Giuliana Bocconcello e Massimo Pompeo, c’è il musicista Roberto Prosseda e il musicologo Marcello De Dominicis, fresco collaboratore alla colonna sonora del film di Martin Scorsese “Gangs of New York”. Ma ci sono moltissimi altri, ci sono insomma le loro storie, e tutte in rapporto con il territorio pontino che li ha in definitiva forgiati, nutriti, maturati. Ci sono i loro tormenti e le loro estasi, e c’è, netto, il provincialismo del territorio, sempre e spesso anche ostile ed invidioso. “Sottosuolo” è anche la Latina che non si vede, sicuramente è anche quella più complessa e forse anche quella più originale. E nella sua poetica di fondo in “Sottosuolo” troviamo anche quello che è il distacco, preciso e netto, da una Latina ufficialmente nota solo per i suoi luoghi comuni. Quale il significato ancora oggi di “Sottosuolo” per il suo regista Sebastian Maulucci?: “Sottosuolo” ha significato ieri l’inaugurazione di quella che potrei definire ancora oggi la mia poetica: la voglia forte cioè di raccontare la provincia italiana”. Ancora una considerazione: la apparizione di Antonio Papa, lo sfortunato ragazzo psicotico, la prima e l’ultima apparizione al contempo, genuina e breve come la sua esistenza. Antonio Papa morirà infatti qualche mese dopo la conclusione delle riprese.
E come interpretare questa sensibile mossa del regista pontino se non nell’unico motivo di un sentore affettivo insieme ad un tentativo di poesia estrema. Ecco questo è certo un merito ulteriore da riservare infine al film. L’opera di Sebastian Maulucci, realizzata con il sostegno del Centro Sperimentale di Cinematografia-Scuola nazionale di cinema, è ora reperibile in dvd nelle edizioni della Diamond edizioni ed è sempre in pronta consegna presso le rivendite specializzate e presso i vari mercati on-line.
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