MOMMY E L’ETERNA DIATRIBA SUL RAPPORTO MADRE-FIGLIO

Francesco Giuliano

Un film straordinario oltre1417535238158_2 che interessante è “Mommy”, se si pensa, oltretutto, che il regista Xavier Dolan, “énfant prodige” canadese, è un giovane venticinquenne disinibito, fuori dai comuni stereotipi, estraneo ai dettami canonici, informale e originale più per convinzione che per esibizione. Almeno questi connotati  dimostra di possedere tramite questo film, di cui ha scritto anche la sceneggiatura, e suoi sono il montaggio, i costumi e la produzione.

“Mommy” è un film che affronta, sfiorandolo, il problema delle madri “castranti”, delle madri iperprotettive, limitanti, ansiose, simbiotiche, e che descrive un dramma familiare dovuto al tormentato rapporto tra una madre Diane (Die) Després (Anne Dorval), e il proprio figlio Steve (Antoine-Olivier Pilon), verso il quale nutre un affetto viscerale ma, forse a livello di inconscio, ne fagocita altrettanto. Diane è una donna piacente ed esuberante, dall’abbigliamento provocante e aggressivo, con un evidente tatuaggio sull’avambraccio sinistro, dal carattere instabile e scarsamente capace di autocontrollo. È  rimasta vedova quando il figlio Steve era piccolo e, forse sarà stato questo, che le ha generato un atteggiamento ossessivamente iperprotettivo nei suoi confronti per la paura di perdere anche lui. Probabilmente il comportamento iperattivo e l’affezione da sindrome da deficit di attenzione mostrati da Steve, che si manifestano a tratti con atti di violenza incontrollabile, saranno dovuti alla madre anche se il film non affronta tale punto di vista. Per questo suo carattere instabilmente violento, Steve è stato ricoverato in un riformatorio da dove viene espulso per aver violentato un ragazzo a cui ha appiccato il fuoco sfigurandogli il volto. Diane non sa come accudire il figlio perché lavora, anche se per un breve periodo ci riesce a causa di un sopraggiunto licenziamento. Nel frattempo, Diane fa amicizia con una vicina di casa, Kyla (Suzanne Clément), che è affetta da due anni da balbuzie, menomazione questa che l’ha costretta ad allontanarsi dall’insegnamento, essendo insegnante  di liceo. Kyla, infatti, usufruisce dell’anno sabatico e fa la casalinga essendo sposata e madre di una figlia.  Kyla è una donna misteriosa ma è anche una donna dolce e cordiale che si affeziona subito a Steve, tant’è che avendo molto tempo libero permette a Diane di cercarsi un altro lavoro e, nel frattempo, di seguire Steve nello  studio. Inconsciamente Diane affida suo figlio ad un’altra donna che riesca a fare con lui ciò che non riesce a lei di fare. Steve vede in Kyla una “madre” diversa, per niente iperprotettiva, che lo lascia libero nelle scelte e che lo libera da quell’ansia opprimente materna. Al contrario di Diane, Kyla manifesta un affetto diverso, distaccato, non opprimente, ma al tempo stesso è capace di richiamarlo a brutto muso e quindi di educarlo così come è insito nella professionalità di un’insegnante. Lo schermo in quel momento da quadrato diventa rettangolare, cioè si amplia, volendo il regista con ciò dire che Steve è uscito da quella gabbia dalle ostruzioni invisibili che la madre gli aveva creato inconsapevolmente. Acquista quella libertà che fino a quel momento l’affetto materno gli aveva negato. Ad un certo momento, Kyla deve trasferirsi a Toronto per questioni di lavoro del marito. A questo punto il film assume dei connotati drammatici che lasciamo allo spettatore scoprire.

Al Festival di Cannes 2014 a Mommy è stato assegnato il Premio della Giuria mentre il regista ha avuto la nomination Palma d’oro

Titolo: Mommy

Regia: Xavier Dolan

Sceneggiatura, Montaggio, Produzione, Costumi: Xavier Dolan

Paese: Francia, Canada 2014

Cast: Anne Dorval, Suzanne Clément, Antoine-Olivier Pilon, […]

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