L’OPPORTUNITÀ E LA RIVALUTAZIONE DEI SITI DISMESSI
di Fabio Potenza
Le aree dismesse da insediamenti industriali rappresentano, all’interno del contesto urbano, un frattura che riporta una discontinuità territoriale ponendo in alcuni casi anche il problema della salvaguardia ambientale ma anche della prevenzione verso la salute. La Provincia di Latina ha identificato al 2011 circa 33 siti dismessi sul territorio. La mappatura rivela le caratteristiche dei siti produttivi, lo stato conservazione, la presenza di materiali inquinanti, l’accessibilità, i possibili stati di riutilizzo.
L’attivazione di misure volte ad incentivare il recupero delle aree dismesse, che oramai anche a seguito della crisi-economica vanno ad aumentare e a sommarsi con quelle oramai storicamente presenti, possono favorire su area vasta lo sfruttamento di aree verdi e nuove porzioni di suolo che non erano più viste come una risorsa. In alcuni casi la bonifica e la rivalutazione di siti dismessi non è proprio di facile attuazione, anche se presente una norma ben precisa può accadere che i responsabile della contaminazione (sempre se essa è stata accertata) può non esistere più e quindi la Pubblica Amministrazione (PA) si dovrà attivare per risolvere il problema secondo l’art. 250 del D.Lgs. 152/06. Gli interventi di riqualificazione e bonifica non sono mai semplici e veloci, ma sono in funzione delle variabili che si possono trovare, con valutazioni e varianti possibili in corso d’opera. Molto spesso la PA non ha le risorse economiche per la fase di bonifica e riqualificazione, deve essere quindi possibile, e di fondamentale importanza, una concertazione tra pubblico e privato, i quali, creando interessi reciproci, possano programmare gli interventi per la riqualificazione urbanistica attraverso “accordi quadro”. La garanzia di riuscita per un intervento di bonifica e di riqualificazione deve essere garantita attraverso procedure semplici e flessibili ed attraverso un approccio integrato, considerando la fase di rivalutazione e recupero urbanistico dell’area. Grazie al D.Lgs. n. 152/2006, in Italia esiste una normativa specifica che disciplina gli interventi di bonifica che associata al regolamento recante la disciplinata dell’autorizzazione delle terre e rocce da scavo (D.M. n. 161/2012), rappresentano gli strumenti principali per gli interventi relativi. Si ricorda che per Siti Contaminati si fa riferimento a quelle aree e zone in cui ci sono o ci sono state attività umane, che hanno causato criticità antropiche e di cui è stata accertata un’alterazione puntuale delle caratteristiche della falda o del suolo, da parte di almeno un agente inquinante. Il D.Lgs. n. 152/2006, Titolo V, Parte IV, identifica come “potenzialmente contaminati” quei siti in cui i valori di concentrazione delle sostanze inquinanti nel suolo, nel sottosuolo o nelle acque è superiore ai valori di Concentrazione Soglia di Contaminazione (CSC); mentre per i siti “contaminati” si considera il superamento delle Concentrazioni Soglia di Rischi (CSR) determinate attraverso l’analisi di rischio sito-specifica. Secondo la procedura ordinaria prevista dall’art.242 del suddetto decreto, l’indicatore CSR fornisce il numero e la superficie dei siti che seguono, o hanno seguito, un iter di bonifica. Mentre quanto previsto dall’art. 249 si applicano le procedure semplificate per i siti di ridotte dimensioni.
In Italia i siti “potenzialmente inquinati” sono oltre 15000, “contaminati” oltre 4.000 e già bonificati circa 3.000, in Figura 1 si riportano i dati che fanno riferimento ai siti “contaminati” nel Lazio, mentre nella Figure 2 si riporta il censimento 2012 dei siti contaminati della Provincia di Latina.
Si consideri altresì che i Siti d’Interesse Nazionale (SIN), che fanno riferimento a quelle zone di area vasta, sono 57 e sono pari al 3% del territorio nazionale italiano. Queste aree sono definite in relazione alle caratteristiche del sito, alla quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all’impatto sull’ambiente, in termini di rischio sanitario ed ecologico, e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali. Il settore della riqualificazione di aree dismesse pone tre ordini di problemi: 1.l’articolazione di piani territoriali attraverso politiche di prevenzione e regole fondamentali determinate da Valutazione Ambientale Strategica (VAS) e Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) 2. lo sviluppo di azioni virtuose e attive per gli interventi di recupero; 3. disporre di una visione integrata di rivalutazione dell’area con piano di reindustrializzazione e riqualificazione con una vision sia economica che tecnica, quantificando il reale e principale elemento di criticità salvaguardando l’ambiente e la salute.
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