ALVARO VITALI: E PER FEDERICO FELLINI FU “IL FISCHIO DEL MERLO”
di Giovanni Berardi
La domanda è ormai ricorrente, soprattutto da parte del pubblico più semplice: “Arvaro, quanno ce fai un altro film?”. Ma i produttori sempre a ripetere: “Pierino non fa più ridere”. Ed Alvaro Vitali sempre a ripetere:“ma io non sono solo Pierino”. Ed infatti anche noi siamo convinti che davvero Alvaro Vitali non può essere stato solo Pierino. Alvaro Vitali resta la maschera comica, anzi plautina, la maschera che davvero negli anni ottanta aveva consacrato al mito del personaggio. Ma nel caso di Alvaro Vitali il mito del personaggio, Pierino, in verità è stata una figura che prima e in fretta l’ha creato e poi altrettanto in fretta lo ha distrutto. Dice infatti Alvaro Vitali: “Pierino è certo il ruolo che mi ha aperto le porte dei grandi incassi, ma in realtà è anche il ruolo che mi ha distrutto. Mi ha distrutto perché dopo mi han fatto fare solo quello, anzi dicevano che ero e potevo essere solo quello. Cioè questa strana alleanza che si era creata tra produzioni cinematografiche ed organi di stampa mi avevano etichettato solo in quel senso. Dicevano: Alvaro Vitali può essere solo Pierino. Ma in realtà questo non è vero, perché io posso fare altro, anzi ho fatto altro”. Quindi Alvaro, non sei contento di avere interpretato per il grande schermo il ruolo di Pierino?:
“Scherzi? Assolutamente si. Devo solo a Pierino in fondo se oggi sono riconoscibile un po’ in tutto il mondo.
E comunque devo a Fellini se mi sono ritrovato catapultato prima nel mondo del cinema”. Ed è molto divertente ad esempio proprio l’incontro con Federico Fellini, lo hai raccontato più volte, vuoi raccontarlo anche a noi?: “si, ero stato avvicinato da un capogruppo addetto alla ricerca di comparse per vari film che si apprestavano a girare in quei tardi anni sessanta, a Cinecittà in quegli anni il lavoro nel cinema certo non mancava affatto, e questo capogruppo incrociandomi per strada mi dice che c’era un famoso regista internazionale che vorrebbe incontrarmi. E mi domanda pure: “tu lo vuoi conoscere?”. Ed io pronto a rispondergli: “ma certo che sì” pur non sapendo neppure lontanamente chi fosse questo Federico Fellini. Così un sabato mattina che non lavoravo andai a Cinecittà per il provino. Al Teatro 5 di Cinecittà ho trovato gente di tutti i tipi che andavano e venivano per sottoporsi al provino: alti, bassi, neri, gialli, grassi, magri, paonazzi, gente del circo, tutta gente strana, che entrava e che usciva. Alla fine eravamo rimasti io ed un altro ragazzino che veniva da Napoli. Si affaccia un addetto alla produzione e grida verso l’interno: “ne so rimasti altri due” e subito dopo: “entrate, venite tutti e due così Federico vi vede in coppia. Entrammo e non c’era nessuno, solo una scala alta con all’estremo una luce, un cappello e una sciarpa: subito una vocina sussurra: “allora chi di voi due sa fare il fischio del merlo? Io improvvisamente ed immediatamente inizio a fischiare come un matto, fiu-fiu-fiu a più non posso e Fellini immediatamente: “prendiamo questo dai, perché l’altro sta ancora a cercare il merlo”. Alvaro Vitali è l’attore plautino forse più incompreso e bistrattato del cinema italiano e il suo cinema significa certamente diverse righe in più nel curriculum della storia del cinema italiano. Ed anche i film barzelletta, quali appunto “Pierino contro tutti”, “Pierino colpisce ancora” e “Pierino medico della Saub” solo per i grandi incassi raggiunti sono un merito assoluto da ascrivergli e da sottolineare. I suoi film, quelli che poi gli hanno dato la notorietà nazionale, sono degli esempi concreti della grande commedia dell’arte, pellicole che canzonavano e deridevano (ma pochi se ne sono accorti) i poteri costituiti della società come la scuola e la caserma. E già questo è un colpo di grande genio della cultura più popolare italiana, di forte ispirazione anche per Hollywood, che confezionerà negli anni a venire, proprio sulla scia di queste pellicole italiane, la serie “Porky’s” e “American Pie”. Impossibile ora non citarli, proprio a menadito, questi film dove alla regia si alternavano, ora uno ora l’altro, Nando Cicero, Mariano Laurenti, Michele Massimo Tarantini: “L’insegnante”, “La dottoressa del distretto militare”, “La professoressa di scienze naturali”, “Classe mista”, “La compagna di banco”, “La soldatessa alla visita militare”, “La soldatessa alle grandi manovre”, “L’insegnante va in collegio”, “La liceale nella classe dei ripetenti”, “L’insegnante viene a casa”, “L’insegnante balla con tutta la classe”, La poliziotta della squadra del buoncostume”, “La liceale seduce i professori”, “L’infermiera nella corsia dei militari”, “L’insegnante al mare con tutta la classe”, “La ripetente fa l’occhietto al preside”, “La liceale al mare con l’amica di papà”. I ragazzi degli anni ottanta idolatravano Vitali anche per le fiammate sprigionate dai suoi peti, esemplari in almeno due titoli,“L’insegnante” e “La soldatessa alle grandi manovre” tanto da fare esclamare al suo partner di sempre, il simpaticissimo caratterista Lucio Montanaro, “questo non è un culo, è una lupara”. Dice Alvaro Vitali: “cosadire su questi film se non tutto il bene possibile. Certo erano prodotti bassi, come hanno detto e scritto, ma hanno dato la possibilità concreta, all’industria del cinema italiano, di fare poi i prodotti alti”. Il nostro pensiero invece continua a restare quello che in questi film esistono sketch lunghissimi tra gli attori, soprattutto tra Lino Banfi e Alvaro Vitali, e poi battute su battute e monologhi, situazioni in cui o sei bravissimo o fallisci. E poi ricordiamoli gli attori, di cui questi film erano pregni: Renzo Montagnani, Lino Banfi, Vittorio Caprioli, Mario Carotenuto, Alberto Lionello, Marisa Merlini, Anna Campori, Lia Tanzi, Giuseppe Pambieri, Toni Ucci, Gianfranco Barra, Gianfranco D’Angelo, Carlo Delle Piane, Riccardo Garrone, Michele Gammino, Enzo Cannavale, Nino Terzo, Carletto Sposito. E con questi nomi bisogna andare proprio cauti con gli snobismi. E quante spiate, ricordiamole, proprio insieme ad Alvaro lui accosciato davanti la porta del bagno, noi nella magia della sala buia e fumosa di quei cinemini, a subire, divertendoci un mondo in fondo, proprio le grazie, sempre sotto la doccia, di Edwige Fenech, Barbara Bouchet, Gloria Guida, Annamaria Rizzoli, Nadia Cassini, Lilli Carati, Janet Agren, Dagmar Lassander, Femi Benussi, Carmen Villani. Vitali e compagni in quei film davano proprio corpo e voce alle grandi e piccole debolezze del popolo italiano. Certo però che guardandoli da un punto di vista strettamente “politico”, come spesso accadeva nel periodo deputato, in pieni anni settanta cioè, questi film potevano risultare alquanto reazionari e misogini nelle spicciole considerazioni “filosofiche” e “umanistiche” ma la concessione gioiosa era tale che anche le personalità più assolutiste e più radicali del periodo convenivano a valutarli secondo la dimensione più semplicemente ludica e più semplicemente metaforica. Bene e siamo quindi ai giorni nostri: ora Alvaro Vitali è pronto a portare la sua maschera “demoniaca” e “irriverente” di Pierino anche al cospetto delle realtà mostruose degli zombies nell’imminente Italian Horror Film Fest, rassegna organizzata da Luigi Pastore, che si svolgerà a Roma presso la struttura dello Stardust Village nel prossimo mese di giugno.
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