GABRIEL GARKO: PRESENTATO A LATINA IL SUO LIBRO “IL GIARDINO DEL TIGLIO”
di Giovanni Berardi
Pochi lo sapevano ma una delle più grandi passioni di Gabriel Garko, attore tra i più famosi del panorama dello spettacolo italiano, è proprio la scrittura e quindi la lettura. Per i più è stata quasi una sorpresa quindi trovare sul mercato questo libro, “Il giardino del tiglio”, scritto da Gabriel Garko, in tandem con il criminologo Gino Saladini. E’ un libro importante nonostante tutto, i temi trattati, anche se risolti in fondo in un contesto speditamente thriller, sono tutte delle riflessioni sulle attuali problematiche e condizioni sociali come la malattia dell’Alzheimer, l’omosessualità, la maternità surrogata, il mondo degli influencer. Nella gremita sala del museo Cambellotti a Latina Gabriel Garko sembra non dimenticare i recenti anni passati dalle ristrettezze sociali dettate dalla epidemia del Covid. Dice Gabriel Garko: “trovo qui il bello che prima, per due anni, ci è stato sottratto: l’abbraccio, il saluto, il fare squadra, l’essere tutti uno accanto all’altro”. E oggi Gabriel Garko riparte dalla scrittura di un libro, “Il giardino del tiglio”, cosa che sembrava incredibile sino a pochi anni fa e lo aspetta anche un ritorno alla fiction più seria, “Se potessi dirti addio”, il nuovo lavoro di Ricky Tognazzi e Simona Izzo, prodotta dall’amico Maurizio Momi, che sarà sui teleschermi di canale 5 dal prossimo marzo. L’emozione di Gabriel Garko è tanta ma da attore navigato la tiene moderatamente e teatralmente a freno dispensando sorrisi. Dice Gabriel Garko: “L’emozione è tanta, sicuramente, così come la gratitudine nei confronti del pubblico che mi ha sempre amato e sostenuto, in passato per i miei trascorsi televisivi, oggi per questa nuova avventura editoriale. E la scrittura poi è un cammino che ho cominciato anni fa, quando un po’ mi sono ritirato dalle scene proprio per ritrovarmi come uomo e come artista”. Con questo libro davvero il rapporto di Gabriel Garko con il pubblico si è modificato e arricchito, visto il diverso contesto. Il pubblico ha subito capito, e quello del Cambellotti a Latina non è da meno, che Gabriel è immerso nella storia che racconta insieme alla “complicità” professionale di Gino Saladini. Dice Gabriel Garko: “mi sono preso un tempo necessario per decidere. Ero consapevole che il salto verso la scrittura significava una incognita, ma era il terreno più adatto da percorrere. Però amo le sfide, di fronte a loro non mi tiro mai indietro. Insomma nel contesto particolare in cui ero calato ho sentito proprio che era la cosa più giusta da fare. Indipendentemente da tutte le cose già fatte in passato, il cinema, le fiction, l’esordio in teatro, la voglia adesso è finalmente quella di dirigere da solo un mio film. Durante il lavoro di sceneggiatura, insieme a Gino Saladini, che ho cercato e coinvolto proprio per fare coesistere il suo stile letterario noir con la mia scrittura e le mie idee, abbiamo deciso che, prima di scrivere e completare la sceneggiatura per il film, di strutturare le nostre idee in forma di romanzo e poi eventualmente riscriverle in forma di scene. Abbiamo capito insieme che era il lavoro più giusto, tecnicamente, da fare per dare corso e realtà poi alla idea del film, che sicuramente sarà tratto dal libro e che sicuramente io stesso dirigerò”. Gabriel Garko dice che l’idea fondamentale, quella davvero concreta de “Il giardino del tiglio” si è chiarita in treno, durante un viaggio Roma-Milano dove nello scompartimento, parlando con i compagni di viaggio, personalità che racchiudevano in fondo le problematiche e le storie che avevo in mente, è maturata la complessità della trama e lo sviluppo degli eventi.
Diciamolo subito che abbiamo scoperto, trainati da questo libro, un Gabriel Garko che non avremmo mai immaginato e che la sua professione oggi andrebbe ricostruita anche come divo. Perché in verità Gabriel Garko resta un divo, uno dei pochissimi in grado oggi di vestire ancora tale vestale. Così come, sul fronte opposto, l’unica donna a poter sopportare oggi il titolo di diva è Asia Argento: due personalità, quella di Garko e della Argento che in qualche modo si possono ancora artisticamente fronteggiare. Dice in forte sintesi Gabriel Garko, intuendo in qualche maniera un interrogativo sempre sospeso nell’aria: “se sono stato un cattivo attore è perché dietro di me ho avuto spesso cattivi registi”. Naturalmente il suo riferimento è alla fiction televisiva più nota, quella che lo ha visto per anni tra i protagonisti più fedeli e magari nelle situazioni più assurde e più terribili. Molte volte nelle sue fiction “odiose” Gabriel Garko ha incarnato il personaggio violento, la persona malvagia, cose insomma lontanissime dalla sua verve di uomo. E Latina in fondo lo ha visto protagonista, decisamente nella realtà poi, di una “fiction”, mista in fondo ad un realismo “sgradevole”, quello che lo ha visto “partner” nella vita della nostra diva di cartapesta Manuela Arcuri.
Un sogno agli occhi dei telespettatori più dipendenti durato anche alcuni anni in cui il bel Gabriel è stato protagonista, insieme alla bella Manuela, di fiction popolari diventate importanti. A Latina lo ricordiamo alla discoteca Felix, qualche anno fa, quando ancora era un personaggio “effimero” e portava avanti la sua storia da copertina come il fidanzamento con le colleghe Eva Grimaldi prima ed Adua Del Vesco dopo. Ebbene oggi Gabriel Garko è qualcosa di molto lontano da quel periodo, un momento che in qualche maniera lo stesso Gabriel abiura ed aborra. Dal palco del museo Cambellotti poi Gabriel Garko ha avuto occasione di raccontare che oggi in fondo Dario Oliviero, il vero nome di Garko all’anagrafe, non esiste più. Dice Gabriel Garko: “questa è stata davvero una scelta difficile ma ho dovuto affrontarla perché il vero nome all’anagrafe cominciava a cozzare con quello d’arte, problemi di contratti, problema con il conto corrente, insomma non era facile fare coesistere i due nomi nella realtà. Da qui la decisione difficile, nel 2016, di dire addio, con un buon grado di tristezza, al vecchio nome e di cambiarlo ufficialmente”. Gabriel Garko ha solo un cruccio legato a questa storia, il fatto di non essere riuscito ad ottenere e di poter conservare all’anagrafe anche il suo vecchio nome insieme al nuovo, infatti l’attore aveva proposto di diventare Gabriel Dario Oliviero Garko. Questa soluzione però, dai vertici interpellati, non gli è stata assolutamente concessa.
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