GIOVANNI CIANFRIGLIA DA ANZIO (CHE SULLO SCHERMO FU KEN WOOD) E IL PROGETTO “RITORNO DI FIAMMA”
di Giovanni Berardi
Passare davanti all’ex cinema Fiamma di piazza Garibaldi ad Anzio con le sue infrastrutture sbarrate equivale davvero ad una stretta del cuore. “Emozioni ormai cancellate” dice Giovanni Cianfriglia, l’attore anziate che per un decennio, gli interi anni sessanta, diventò anche “americano” con il nome di Ken Wood e firmò, in quegli anni per il cinema italiano, proprio uno dopo l’altro, una serie di successi popolari. Grazie al suo attore Anzio in quegli anni vivrà davvero momenti di grande euforia. Davanti alla vetrina dell’ex cinema Fiamma,sala ormai chiusa da anni, il ricordo corre veloce agli stupendi manifesti dell’epoca, dipinti da disegnatori formidabili, da maestri autentici quali sono stati ad esempio Giuliano Nistri e Marcello Colizzi, tra l’altro anche loro cittadini illustri di Anzio. Davanti ai suoi occhi Giovanni Cianfriglia sembra rivedere il suo “Superargo contro Diabolikus” che ha spopolato in sala su tutto il territorio nazionale sul finire degli anni sessanta. Un eroe del fumetto che presto però avrebbe lasciato il suo posto alla miriade di film western e poi dei fantomatici poliziotteschi, generi del cinema italiano che Giovanni Cianfriglia ha cavalcato davvero alla grande. Gli inizi di Giovanni Cianfriglia nel cinema sono nel nome di Steve Reeves, il mitico culturista americano sbarcato a Cinecittà per impersonare Maciste e i relativi forzuti come Ercole, Sansone ed Ursus. Giovanni Cianfriglia è nato infatti sul proscenio del cinema nazionale come la controfigura ufficiale del grande culturista americano per diventare poi lui stesso l’attore mito per il cinema italiano iù popolare: “Le fatiche di Ercole”, “La guerra di Troia”, “Il figlio di Spartacus”, “Sandok il Maciste della giungla”, “Agente Z55 missione disperata”, “Tecnica di un omicidio”, “Johnny Oro”, “Il pistolero segnato da Dio”, “I cinque della vendetta”, “La sfida dei giganti”, “Ballata per un pistolero”, “Superargo contro Diabolikus”, “Colpo doppio del camaleonte d’oro”, “Devilman story”, “Se vuoi vivere spara”, “Tre croci per non morire”, “Ammazzali tutti e torna solo”, “La polizia ha le mani legate”, “Piedone lo sbirro”, “Altrimenti ci arrabbiamo”, “L’ambizioso”, “Il trucido e lo sbirro”, “Keoma”, “Napoli violenta”, “Pari e dispari”, “Lo chiamavano Bulldozer”, “Bomber”, “Occhio alla penna”, “Chi trova un amico trova un tesoro”, “Banana Joe”. Il regista che davvero ha creduto per primo nelle potenzialità di attore di Giovanni Cianfriglia è stato Sergio Corbucci: “per il film “Navajo Joe” Sergio voleva me come protagonista e per questo nel 1966, l’anno di realizzazione del film, mi portò al cospetto del produttore del film, il potente Dino De Laurentiis, nella sua casa di produzione che allora era dislocata sulla vecchia 148 oggi diventata la Pontina. Ma De Laurentis però aveva in testa un altro nome, più famoso e davvero americano, Burt Reynolds. Come si dice vince sempre chi porta i soldi e così Sergio Corbucci, poveretto, di fronte alla produzione forte, ha dovuto fare “pippa”, come diciamo noi a Porto d’Anzio”. Tra i tanti stuntman del periodo, noi non abbiamo nessuna remora ad affermarlo, Giovanni Cianfriglia era il più dotato, aveva davvero una grazia assoluta e divina nello sganciare montanti e nello incassare ganci sinistri. E tra i tanti stuntman, alcune figure erano anche superlative, Riccardo Pizzuti, Pietro Torrisi, Nello Pazzafini, tanto per ricordare solo tre nomi maiuscoli, nessuno di loro aveva avuto però il privilegio di calcare poi le pellicole come protagonisti, come invece era capitato a Giovanni quando era diventato Ken Wood e che aveva cominciato ad interpretare il cinema anche come protagonista attore. Forse solo a Mimmo Palmara, altro eroe del mondo dello stuntman cinematografico italiano, capitò una sorte analoga. Con il nome di Dik Palmer Mimmo Palmara fu infatti un protagonista, dopo essersi superato nella professione di stuntman, di parecchi film del genere soprattutto mitologico e western. In “Napoli violenta” di Umberto Lenzi, ad esempio, abbiamo visto Giovanni Cianfriglia davvero saltare da un muro ad un altro, da un tetto ad un altro, fino a quando, sull’orlo del precipizio, aggrappato alle tegole malridotte era rimasto appeso, proprio a ciondolare nel vuoto, da un altezza paurosa. Esempio estremo insomma del suo lavoro di stuntman e Giovanni Cianfriglia questi rischi gli ha cavalcati per una vita intera. Ma Giovanni questo non lo menziona mai, oggi nemmeno lo valuta, umile fino all’eccesso, una umiltà che certo è stata ed è rimasta nel carattere di Giovanni Cianfriglia l’indole primaria. Oggi Giovanni Cianfriglia con i suoi ottantasei anni ben portati è rimasto sempre l’aitante signore di un tempo e guardandolo bene sembra di riconoscergli ancora addosso, come cucita sulla pelle, la tuta portata nel suo film più fortunato: “Superargo contro Diabolikus”. Dice Giovanni Cianfriglia: “”Superargo contro Diabolikus” in quegli anni fu davvero un successo clamoroso, tanto da convincere i produttori ad investire molto su quel personaggio. Abbiamo girato così subito “Superargo l’invincibile Superman” e “Devilman Story”, soggetti basati sugli identici personaggi. Pensavamo di continuare ancora su questo filone con un quarto film ma di colpo, come sempre succedeva, prese ad imporsi sul pubblico un nuovo genere, il western, e cosi si decise rapidamente di cambiare registro e di tentare anche noi con il western. Ho girato così una miriade di film “a cavallo, con il cappellaccio, gli speroni e le pistole”, molti erano ambientati nella vicina Tor Caldara, teatro in precedenza anche di tanti film mitologici, in uno di questi sono stato anche uno dei dieci gladiatori. Siamo così andati avanti con il western fino a quando poi si è imposto ancora un terzo genere, quello del thriller e del poliziesco”. E qui Giovanni Cianfriglia diventa il contraltare di attori famosissimi come sono stati, nel periodo, Giuliano Gemma, Franco Nero, Tomas Milian, Maurizio Merli, Fabio Testi, Claudio Cassinelli. Dice Giovanni Cianfriglia: “abbiamo fatto tutto quello che abbiamo potuto per restare a galla come professionisti e come cinema italiano. Oggi mi pare che tutto questo è finito, il cinema italiano non viaggia più alla grande come allora”. Ma ora, finalmente, è in corso proprio ad Anzio, ad opera di una associazione culturale anziate il tentativo di recuperare una sala, chiusa ormai da quasi due decenni, appunto il cinema Fiamma di piazza Garibaldi, sala che fu davvero il proscenio principale dei film interpretati da Giovanni Cianfriglia, con un progetto sicuramente ambizioso denominato appunto “Ritorno di Fiamma”. E per Anzio sarebbe davvero un ritorno dorato tra le stelle.
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