GIULIANO NISTRI: L’ARTE DI DISEGNARE IL CINEMA

Giovanni Berardi

Dalla studio di casa Nistri,  un ultimo piano di una stradina accanto all’Ardeatina di Anzio, si gode il panorama di un mare che sembra unire nel suo abbraccio le grotte di Nerone, che insistono quasi di fronte, al profilo di Circe che rimane invece stagliato al suo estremo sinistro.  Giuliano Nistri  è uno dei più acclamati cartellonisti del cinema italiano, quelli che sapevano in un battibaleno, DSCN0476ed al ritmo di cinque-sei pennellate sapienti,  raccontare una atmosfera.  1-nistri-con-locandinaOra la sua opera sta per diventare un film documentario che il regista  Fabio Micolano  sta proprio girando in questi giorni caldi di agosto. Nelle intenzioni del regista Micolano c’è appunto la voglia di raccontare con le immagini i grandi talenti di una professione ormai sparita, quella appunto del cartellonista cinematografico.  Solo pochi giorni orsono Fabio Micolano aveva puntato la sua telecamera su  Marcello Colizzi,  un altro cartellonista importante, anche lui con base operativa a pochi isolati da qui, tra la quiete del mare di Lavinio,  Accomodati nello studio di casa Nistri sfogliamo rapiti un raccoglitore dove l’artista ha racchiuso un centinaio di fogli, tra schizzi e bozzetti.  Una decina di queste adesso sono magnificamente adagiate sulle pareti dello studio:  la magia de  La strada  di Federico Fellini, l’occhietto malizioso di Sandra Milo ne  L’ombrellone di Risi, le pistole spianate di Gemma in  Arizona Colt,  il dito accusatorio di Sordi  Il moralista,  la forza erculea di Totò in  Totò contro Maciste,  la sventagliata di mitra de  Il gobbo  di Lizzani, i volti attoniti de  La lama nel corpo, Silva Koscina ammiccante ne  I piaceri dello scapolo, la fulgida criminale  Satanik,  regina dei fumetti anni sessanta, nel film di Vivarelli,  la Loren in tutta la sua bellezza prorompente in  Matrimonio all’italiana di De Sica.  nistri-satanikInsomma il patrimonio del cinema italiano inciso e radicato in una serie di pennellate, facce e film che attraverso il sogno adolescenziale hanno in fondo raggiunto ormai anche la dimensione del mito. Stare in casa Nistri, in qnistri-arizona-colt-e-lombrelloneualche maniera, ed in questa grammatica, è come ritrovarsi nei luoghi simbolo della memoria, dove ad esaltarsi è semplicemente la bellezza pura e le grandi emozioni suscitate dal cinema.   Per anni questi manifesti,  quelli di Nistri come quelli di tutti gli altri, hanno dormito sepolti ed impolverati nelle cantine, ma ora, proprio grazie al lavoro di Fabio Micolano, stanno per essere nuovamente portati alla luce, con tutta la loro aurea poetica che ancora li circonda, insieme ai segni inevitabili del tempo andato. Giuliano Nistri di manifesti ne ha realizzati circa duemilacinquecento, suddivisi in schizzi, bozzetti e stampe:  “qualche amico ancora oggi mi telefona dicendo di avere trovato ed acquistato dei bozzetti o delle stampe in qualche mercatino d’Italia,  stampe o bozzetti che nemmeno ricordo più di avere realizzato.  Questo perché ne ho disegnati e stampati così tanti che di molti, proprio, ne ho perso pure le tracce…  Io domando sempre loro, ma siete sicuri che siano miei? E gli amici a rassicurarmi  “ma c’è la tua firma”…”.

 Sorride il maestro nel nistri-il-grande-silenziorammentare queste cose,  in qualche maniera ricorda, anche un po’ avvilito, quanto materiale in definitiva può essere andato effettivamente dispersoDice Giuliano Nistri: “il manifesto cinematografico oggi non è più un processo creativo. Viene realizzato attraverso la tecnica di un computer e con l’uso, in fondo, di una fotografia da alterare. Si è perduto quindi tutto il percorso poetico che lo umanizzava…”.  E la professione è venuta meno, a questo manipolo di artisti, come ricorda Nistri, proprio improvvisamente, decisamente da una settimana all’altra: “é prevalsa nelle produzioni la linea di contenere sempre di più  i costi, è cosi hanno contenuto disperdendo per sempre anche la creatività…”.  Quando il cinema si accorge di Nistri,  un intuito della major americana RKO Pictures,  lui lavora già come caricaturista, illustratore e disegnatore satirico per la rivista  “Il travaso delle idee”,  il giornale umoristico che al pari de  “Il Marc’Aurelio” ha divertito alquanto le intelligenze italiane degli anni quaranta e cinquanta.  Il primo manifesto cinematografico pitturato da Nistri risale alla fine degli anni quaranta,  La conversa di Belfort,  opera prima del regista Robert Bresson, un nome che sarà negli anni un simbolo per la cinematografia mondiale. Sono di questo periodo anche i manifesti per Alfred Hitchcock, per il quale pittura  Delitto perfetto e per Jean Gabin,  per il quale pittura

La notte è il mio regno.  A questo punto è finalmente il cinema italiano ad accorgersi del suo talento, così quasi tutti i manifesti del glorioso marchio Titanus verranno dipinti da Nistri, ed anche buona parte di tutta la produzione di Luciano Martino e di Mario Cecchi Gori.  Saranno ancora con la Titanus  le ultime cose che Nistri riuscirà a dipingere per il cinema italiano, prima di cedere il posto ai computer:  Flash Gordon,  dove esalta una splendida Ornella Muti nel 1980 ed  In viaggio con papà  di  Alberto Sordi e con Carlo

Verdone nel 1982. Ma era ormai davvero il canto del cigno per la sua carriera nel mondo del cinema,  ed in fondo, anche, il lento declino del sogno italiano del cinema visto in sala.           

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