I GRASSI INSATURI CONOSCIUTI CON IL NOME DI “OMEGA3” RISOLVONO VERAMENTE I PROBLEMI DI SALUTE TANTO PROPAGANDATI?
Francesco Giuliano
“Negli ultimi decenni gli omega-3 sono diventati sempre più popolari e richiesti come integratori alimentari per gli effetti benefici che questi prodotti avrebbero sulla salute umana, dalla diminuzione del rischio di disturbi cardiovascolari a quella dell’incidenza di demenza senile, insomma una panacea per tutti i mali. Ma cosa sono esattamente gli omega-3 e quanto sono veramente efficaci?” scrive Rinaldo Cervellati (professore associato di Chimica-Fisica presso l’Università di Bologna) nel blog della Società Chimica Italiana (SCI) “La Chimica e la Società” del 9 gennaio 2017. (leggi l’articolo completo in https://ilblogdellasci.wordpress.com/author/saintjust47/).
Gli acidi grassi polinsaturi hanno una struttura chimica caratterizzata da una lunga sequenza di atomi di carbonio di numero pari, in cui sono presenti diversi doppi legami (=) tra questi atomi. Quelli raggruppati sotto il nome “omega-3” (l’acido α-linolenico o ALA con 18 atomi di carbonio e 3 doppi legami, l’acido timnodonico o eicopentaenoico o EPA con 20 atomi di carbonio e 5 doppi legami, l’acido cervonico o docosaesaenoico o DHA con 22 atomi di carbonio e 6 doppi legami) presentano un doppio legame nel terzo atomo di carbonio a partire da quello terminale della catena, che si trova dalla parte opposta al gruppo funzionale carbossilico -COOH, che caratterizza gli acidi grassi.
Gli acidi grassi “omega-3” agiscono nel metabolismo degli esseri umani che, però, non riescono a sintetizzareli, ma possono ottenere ALA con la dieta che l’organismo trasforma poiu in EPA e da questo in DHA, il più importante.
Essi si trovano in alcuni oli vegetali (oliva, noce, olio di lino, olio di soia, semi di lino, fagioli secchi, ecc) e animali (salmone, tonno, sgombro, alici, fegato di merluzzo che ne è particolarmente ricco, ecc.)
Dalle ricerche effettuate, risulta che un maggior consumo alimentare degli “omega-3” non diminuisce il rischio di possibili patologie tumorali o previene le malattie cardiovascolari, ma è accertato che producono un abbassamento della pressione arteriosa, stimolano la circolazione sanguigna e aumentano la rottura della proteina fibrina coinvolta nella coagulazione del sangue.
C’è una correlazione positiva, però, tra gli effetti dell’olio di pesce e i sintomi dell’artrite reumatoide,anche se ci potrebbero essere secondo l’ACR, il Collegio Americano di Reumatologia, effetti collaterali gastrointestinali.
Gli “omega-3” sono raccomandati per i bambini che soffrono di ADHD (Deficit di attenzione/iperattività), autismo o altri disturbi dello sviluppo.
Essi hanno qualche effetto su problemi cognitivi lievi ma nulla riguardo le differenze fra persone sane e persone affette da demenza.
Risulta chiaro che gli “omega-3” non possono essere considerati una cura per il trattamento e prevenzione delle malattie, ma la loro integrazione risulta utile nei casi di carenza perché essi intervengono nel corretto funzionamento dell’organismo umano mantenendolo in salute.
In ogni caso, usare una dieta che li contenga (olio di oliva, noci, pesce azzurro, salmone, ecc) non è assolutamente nociva, anzi qualche beneficio all’organismo potrebbe procurarlo.
Tuttavia, ricorrere agli “omega3” al di fuori di quelli contenuti nella dieta lascia qualche perplessità. Infatti – conclude il prof. Cervellati -, “il mercato degli omega-3 ha un fatturato annuo di miliardi di dollari con enormi guadagni dato anche il basso costo della materia prima, non sorprende quindi il volume pubblicitario di persuasione su questo prodotto”.
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