IL NUOVO LIBRO DI NORI CORBUCCI: “CIAK. MOTORE. AZIONE. A LATO, DIETRO E DENTRO IL CINEMA”
Giovanni Berardi
Il primo pensiero di Nori Corbucci continua ad essere sempre per il marito Sergio, il grande regista Sergio Corbucci: “chissà come sarà contento ora Sergio della tanta comprensione alla sua filmografia, lui che, in verità, in vita non è mai stato troppo considerato e mai abbastanza festeggiato. Oggi il suo talento nel cinema è sottolineato proprio a livello internazionale, soprattutto da quel grande uomo di cinema che oggi è il regista Quentin Tarantino”. Nori, oggi affermata scrittrice, si è sempre spesa perché il patrimonio artistico di Sergio Corbucci trovasse la giusta dimensione nel mondo culturale, nel mondo della storia del cinema. Il lavoro di Nori, sibillino ma concreto, deciso, puntuale, in fondo è stato proprio essenziale a questo fine. Noi pensiamo che il riconoscimento, anche internazionale, che Sergio sta oggi ottenendo (due suoi film, Django, girato da Corbucci nel 1966 ed Il grande silenzio, girato nel 1967, hanno visto il loro riadattamento ad opera del geniale regista statunitense Quentin Tarantino) sia frutto sicuramente anche del lavoro di Nori, della sua continua testimonianza.
Oggi Nori Corbucci ha dato alle stampe il suo nuovo libro, che è poi un aggiornamento ed un seguito del suo precedente, redatto nel 2006, Ciak. Motore. Azione. A lato, dietro e dentro al cinema ed edito dalla casa editrice Ibiskos, un successo che aveva vantato ben tre riedizioni. La nuova edizione, presentata a Sabaudia con la presenza di Elsa Martinelli, Enrica Bonaccorti e di Laura Laurenzi, è stata una fatica, come ci ha ricordato Nori, che si è concretizzata proprio sotto la tranquillità delle dune di Sabaudia, dove da anni ormai Nori Corbucci risiede. Dice Nori Corbucci: “il libro precedente raccontava una serie di aneddoti sul cinema raccolti e raccontati in maniera gaia e briosa, questo invece si é trasformato, con la stessa tecnica narrativa naturalmente, in un testo decisamente più specifico, più ancorato, è diventato credo una riflessione più analitica, intima, anche personale. Le frequentazioni che Sergio ed io abbiamo potuto realizzare, quelle più continue e gioiose, soprattutto, con Luchino Visconti, Federico Fellini, Francesco Rosi, ed anche con Totò, Mastroianni, Sordi, Manfredi, Tognazzi, sono raccolte e raccontate proprio al setaccio”. D’altra parte il cinema è un mondo che Nori conosce molto bene, insieme al marito Sergio resta la passione della sua vita. Ed anche nel passato aveva raccontato il cinema visto da più angolazioni, come ne Il cinema di Sergio Corbucci, 1993, scritto insieme al critico Orio Caldiron, ed anche con Il regista del mio cuore, 1998 ed Un ragazzo fortunato, 2011. Questo Ciak. Motore. Azione. A lato, dietro e dentro al cinema è in fondo un lungo viaggio attraverso i ricordi che legano Nori Corbucci al meraviglioso mondo del cinema, un racconto che parte dagli albori de La dolce vita e della celebre Via Veneto, cioè un percorso legato proprio al momento migliore del cinema italiano. Nori Corbucci svela molti retroscena, il regista Luchino Visconti ad esempio, che al primo impatto poteva sembrare un tipo difficile, scontroso, cupo ed accigliato, in realtà, frequentandolo, era una persona giovialissima, simpatica e molto piacevole. Nori ama molto parlare del lavoro di Sergio, anzi della sua voglia incondizionata di stare sempre sul set, “anche a discapito della qualità. Io per questo mi arrabbiavo molto con lui, perché certi film non erano assolutamente all’altezza della sua intelligenza e della sua cultura” dice Nori. Sergio Corbucci ha attraversato in fondo ben quarant’anni di cinema italiano con l’unica ambizione di fare solo dei buoni prodotti, per divertire o appassionare la gente, mai ha preteso di essere un autore, è restato per tutta la sua vita artistica soltanto un artigiano, e con una grande esperienza di tutti gli effetti del cinema. Infatti non è un mistero, e Nori nel suo nuovo libro lo ha appunto raccontato, che tra gli estimatori della carriera di Sergio Corbucci c’era Federico Fellini.
Infatti Nori, da grande appassionata, ci rivela come Antonello Trombadori, un autorevole critico d’arte, un esponente politico importante degli anni settanta ed un grande appassionato di cinema, nell’ incontrare in Via Margutta Fellini e Corbucci, non esitò a presentarsi davanti al primo, accompagnandosi persino ad una riverenza esibita, una sorta di inchino che Fellini subito gli rimandò indietro: “guarda che devi inchinarti piuttosto a Corbucci, perché sarà di Totò che si parlerà sempre, anche di Franco e Ciccio, e quindi anche di Corbucci. Di Federico Fellini non lo so”. Sergio Corbucci ha firmato film veramente di statura internazionale, ha diretto Totò nei suoi titoli migliori come Chi si ferma è perduto e I due marescialli, con il suo cinema western poi è rimasto un po’ il contraltare di Sergio Leone. Sergio Corbucci sempre più dedito alla esasperazione, alla crudeltà come strumento narrativo, al fango, al sudore, alla puzza, quando Leone era piuttosto sole, sabbia, prateria sterminata. E c’è da dire che proprio con il cinema western che Sergio Corbucci ha raggiunto le vette più alte e decise della sua narrativa, soprattutto con titoli quali, Django, Navajo Joe, Il mercenario, Il grande silenzio, I crudeli, che sono rimasti famosi in tutto il mondo. Nori ci racconta che proprio il western era, tra tutti i generi affrontati da Sergio, quello che lo sempre rappresentato meglio, quello dove veramente si sentiva ispirato. “Per Sergio quella del western era la strada buona” dice Nori “e poi si divertiva come un pazzo a far muovere i cavalli, gli indiani, le pistole. E proprio con il genere western Sergio poteva meglio esprimere la sua passione per la rivoluzione messicana e l’amore per il suo eroe, Emiliano Zapata”. Nori si lascia andare ora a ricordi meravigliosi quando insieme a Sergio scoprirono la zona delle dune, Punta Rossa al Circeo in un primo momento, di cui Sergio era davvero un appassionato. Ricorda Nori le venute al mare, molto spesso anche d’inverno, il mattino prestissimo già passeggiare sulla battigia, fermarsi a colazione al celebre ristoro di Saporetti, raggiungere in tarda mattinata il Circeo, il pranzo a Punta Rossa, auscultare il tramonto sul mare e poi la sera, prima del rientro a Roma, le cene in trattoria. Quello che un po’ rammarica Nori, in questo momento, è che Sergio non ha fatto in tempo a vivere la splendida casa di Sabaudia, lui che teneva molto a questo risultato, che comunque Nori ha voluto in ogni caso premiare, tanto da innalzare ai limiti della casa la scultura di una bellissima testa di cavallo bianca, a simboleggiare la struggente narrativa western ed il cinema migliore di Sergio Corbucci. Rimane, in fondo, questo dono anche un motivo per testimoniare sempre, nella casa, la presenza del regista.
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