IN MEMORIA DI PAOLO PIETRANGELI. L’INCONTRO A LATINA DURANTE IL DIBATTITO SUL SUO LIBRO
di Giovanni Berardi
Se ne è andato il mitico cantautore Paolo Pietrangeli, colui che veramente ha narrato in musica le nostre rivolte giovanili. Eravamo insieme a Latina quando ha portato a dibattito il suo bel libro Una spremuta di vite. Eravamo calati davvero, in quella occasione pontina, dentro “il rosso colore di un tempo”, lontani anni luce in fondo dalla massificazione ideale, sociale e culturale dettata dalla educazione egemone regnante in terra pontina. Con Paolo Pietrangeli eravamo tutti calati nel ricordo enorme e bellissimo, e in quel giorno dell’incontro pontino la sensazione era davvero vissuta nel proscenio come un ansia profetica. Paolo Pietrangeli, cantautore, musicista, regista cinematografico, regista televisivo, scrittore, anche esponente appunto della cultura “sinistra” degli anni settanta, quella della “meglio gioventù”. Tra i cimeli cinematografici che lascia in eredità, Bianco e Nero, Porci con le ali, I giorni cantati. Cimeli musicali, soprattutto Contessa, ma anche Valle Giulia, E’ finito il 68, Il vestito di Rossini, Ho insultato il movimento, Il cavallo di Troia. Pietrangeli ha rappresentato in pieno, culturalmente ed attraverso la sua arte, il tempo delle utopie, la vita vissuta in una Italia affluente, quando esisteva ancora un partito comunista italiano vero, forte e democratico, quando vi erano ancora le ideologie marcate e nette. Cantava Paolo Pietrangeli in Contessa: “compagni dai campi e dalle officine, prendete la falce e portate il martello … e scendete giù in piazza e picchiate con quello, scendete giù in piazza ed affossate il sistema”. E dopo, certo per rimanere nella coerenza, Paolo Pietrangeli ha pagato un prezzo, nella sua vita artistica, soprattutto nel moltiplicarsi di porte che si chiudevano, ai progetti cinematografici ed anche alle canzoni, che venivano “contestate”, “e quasi a priori”, dalle major, proprio per via della forte carica antisistema che sempre contenevano. Nel cinema Paolo Pietrangeli ci è proprio nato, lo ha respirato e vissuto sin da giovanissimo. Pietrangeli è cresciuto dentro, e tra le idee, del migliore cinema italiano: primo fra tutti il papà, il regista Antonio Pietrangeli, ma anche Age, Furio Scarpelli, Turi Vasile, Pier Paolo Pasolini, Ruggero Maccari, Ennio Flaiano, Ettore Scola, tutti fedeli collaboratori del papà. Comunque Paolo Pietrangeli regista veniva considerato, sempre e soprattutto, il cantautore. Quando gira ed esce sugli schermi il suo primo film, Bianco e Nero, potente documento sulle lotte combattute dal paese per la difesa delle istituzioni e per il rafforzamento della democrazia, subito dopo la guerra, Paolo Pietrangeli è ancora, sempre, il cantautore di Contessa: “c’è stata una certa fatica a considerarmi, in quel periodo, anche un autore del cinema, i critici poi avevano in mente soprattutto le mie canzoni e male, forse, potevano digerire questa intrusione di un cantastorie nel campo della settima arte. Insomma non era facile per loro vedere un cantautore anche dietro la macchina da presa”. A Latina poi il dibattito sulla “meglio gioventù” aveva decisamente preso il sopravvento, il suo libro in fondo a questo rimandava, al periodo soprattutto vissuto degli anni settanta, tanto da fare esclamare a Pietrangeli il concetto: “bellissimo senz’altro, tutto è stato davvero notevole in quei decenni, cinema, musica, canzoni, letteratura, pittura”. Poi Paolo Pietrangeli aveva continuato:“ma gli anni di oggi comunque devono essere vissuti senza alcun filo di nostalgia per quel passato, perché la nostalgia è sempre molto vicina alla sconfitta. Anche molto vicina alla depressione”. Dopo Paolo Pietrangeli ha inforcato la chitarra e dalla sua bocca a squarciagola: “ancora adesso è una gran bella donna … accavalla le gambe come allora … vi conoscete? …, non credo … Vi presento io, posso? … mi guarda manco avessi un orzaiolo … non mi pare … piacere, è qui da solo? … Piacere un cazzo, ma vattene a fanculo“.
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