“L’ULTIMO SORSO. VITA DI CELIO”, IL ROMANZO DI MAURO CORONA
di Giovanni Berardi
“L’ultimo sorso. Vita di Celio”, l’ultimo libro di Mauro Corona, è l’avventura straordinaria di una intelligenza. Mauro Corona è da anni un punto di forza di Bianca Berlinguer, nella trasmissione di informazione politica “Cartabianca”, condotta in Rai dalla giornalista. Anche attraverso “Cartabianca” pensiamo, proprio puntata dopo puntata, sono nate le tesi e i pensieri sparsi, che poi sono diventate anche pagine preziose per il romanzo di Mauro Corona. Narratore ruvido, spigoloso come il suo personaggio, Mauro Corona è da annoverarsi oggi tra i romanzieri speciali della nostra letteratura. Quando dice, e lo dice spesso, “io non scrivo bene, ma certo ho qualcosa da dire”, in qualche maniera Mauro Corona si avvicina, nel percorso che lo lega alla migliore letteratura del passato immediato, a Pier Paolo Pasolini soprattutto, il quale lo lega la tentazione di stare e di restare al di sopra di ogni sospetto e di ogni padrone. La scrittura ruvida di Mauro Corona nasconde sempre il saggio, il diario, il fluire dei pensieri, la meditazione. Celio dice, ma è piuttosto Corona che lo pensa, anche a fare suo quello che è stato un monito di Pier Paolo Pasolini:“tra le quattro mura la famiglia diventa una associazione a delinquere”, ma anche, ancora, come diceva Jorge Luis Borges, “la casa in cui non entra mai un libro è una casa finita, e presto o tardi arriverà la tragedia”. Insomma il lettore non può non chiedersi, ad un certo punto, ma questo Celio chi è? “Celio è un signor Nessuno” dice Mauro Corona “ma certo è rimasto il mio maestro”. Celio in fondo Mauro Corona se lo porta dietro ormai da anni, spesso esce ancora fuori e lo incontra nelle campagne di Roma, quando si ferma a fare compagnia al suo grande amico Erri De Luca, nella maremma toscana, quando decide di salutare Susanna Tamaro, anche nell’appennino tosco-emiliano quando raggiunge Pavana per fare visita a Francesco Guccini. Celio è anche nella figura altissima di Mario Rigoni Stern, per Corona forse l’intellettuale più importante del novecento, “l’uomo che agli scranni del potere aveva preferito sempre la montagna”. Celio anni fa, forse, Mauro Corona lo aveva incontrato anche a Latina, tra gli spazi della manifestazione Lievito, quando aveva anche affrontato di petto, insieme alla sua ansia di guerriero, le contraddizioni della nostra provincia, traendo anche paralleli immediati nei confronti delle tante servitù del territorio pontino: la discarica di Borgo Montello, la centrale nucleare a Borgo Sabotino, poi anche quelli che restano i motivi di un litorale assediato per chilometri da un poligono militare, anche le contraddizioni in seno alle comunità rurali, indiana a Sabaudia e africana a Pontinia. Mauro Corona è uno scrittore che dalla vita ormai si aspetta solo il meno peggio, poi con i suoi libri e con i suoi pensieri è assolutamente esigente. “L’ultimo sorso. Vita di Celio” è un libro che invita, e ti diverte anche nel frattempo, a scovare paragoni: dunque in qualche frase avverti Voltaire, in una strofa puoi incontrare Calvino o Goffredo Parise, nell’altra ci senti la poesia di Dario Bellezza. Nel libro di Mauro Corona lo scorrere della narrazione sembra coincidere anche con i brandelli della tua storia personale, avverti netta quella che è la sensazione di essere protagonista insieme, un connubio quasi, tra scrittore e lettore.
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