RISCUOTE SUCCESSO “L’INTREPIDO ALCHIMISTA”
Gabriela Cultrera
L’Intrepido alchimista (Senso Inverso Edizioni, 2014) di Francesco Giuliano
Recensione della docente dott.ssa Gabriela Cultrera, Professore a contratto di Lingua Francese presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali, Università degli Studi di Pavia.
Nella cornice meridionale del XVII secolo, in cui “la bassa umanità” rappresenta la più seria ragione storica della inferiorità intellettuale, politica ed economica, incapace di esprimere una coscienza attiva, per parafrasare Gabriele Pepe, incapace di manifestare nel corso del secolo positivi sintomi di riscatto, si situa il romanzo di Francesco Giuliano, L’intrepido alchimista. Raccontando la storia della famiglia del religiosissimo barone Gervasio, in attesa che la moglie dia alla luce due figli gemelli, l’autore dipinge una Sicilia dove dominano ignoranza intellettuale, potere politico, religioso e filosofico. Con questi convive lo studio dell’alchimia, quella scienza occulta, che secondo la tesi del Michelet è esistita come adorazione della natura e al contempo come rivolta notturna e segreta delle classi inferiori contro i poteri civili e religiosi istituiti.
Fin dall’infanzia, Tiburzio e Alonzo, i figli del barone Gervasio, rivelano un temperamento diverso. Il primo, il figlio prediletto, negligente nei confronti dello studio, eredita le ricchezze del padre e svela una vigorosa indole verso i piaceri carnali. Il secondo, invece, spinto da una bramosa curiosità per i misteri della vita, persegue la conoscenza con lo studio. Costretto ad abbandonare il suo grande amore, Genoveffa, perché promessa in sposa al fratello Tiburzio per volere del padre, Alonzo decide di partire per la Provenza dove riscopre l’amore e conosce l’alchimista Pierre Gatien e il conte Valery. Dal profondo rapporto di amicizia con quest’ultimo nasce una raffinata intesa intellettuale. L’apprendimento delle nuove tecniche di chimica e i numerosi esperimenti implicheranno per Alonzo un’esperienza di crescita e un processo di liberazione spirituale. In questo contesto narrativo, le specificità linguistiche, le metafore, le similitudini, le iperboli, la ricchezza descrittiva attraverso l’uso di molteplici aggettivi in successione, un po’ alla maniera di Umberto Eco, sembrano rendere eterno il pensiero. A volte, il linguaggio specialistico si impregna di accezioni appartenenti ad un linguaggio familiare, anch’esso funzionale per il lettore che si riempie il cuore di quel profumo antico e sublime che oggi è molto raro.
Quanta letteratura è presente in questo romanzo, quanta ricchezza mitologica vi si trova! E soprattutto, quanta scienza!
Da singolare conoscitore della materia, Francesco Giuliano con estrema abilità tesse sotto gli occhi del lettore una fitta rete di richiami (Dante Alighieri, Ludovico Ariosto, William Shakespeare, Cyrano de Bergerac, Molière, Petrarca, Platone, Tommaso Campanella, Giordano Bruno ed altri) per evidenziare quel meccanismo di “sublimazione” come metafora di interdisciplinarità, ovvero quel processo di integrazione di competenze.
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