STORIA DI UN SOGNATORE
Andrea Mastrantuono
Non pensate ad un ragazzo che vive in un suo mondo. Non pensate ad un ragazzo che non sa relazionarsi. Non pensate ad un ragazzo fuori dal coro. Cole era un ragazzo come gli altri, alto circa 1.82, 24 anni, capelli biondi e occhi verdi. Molti amici erano pronti a mettere le mani sul fuoco per lui e molte donne sarebbero state lusingate di conoscerlo. Ma Cole non era esattamente quel ragazzo che ogni giorno si presentava ridendo e scherzando con gli amici, facendo finta di essere come tutti, amalgamandosi come uno tra tanti. Cole era forse uno degli uomini più sensibili di questa terra: lacrime di gioia gli scorrevano sul viso ogni qual volta udiva cantare degli uccelli, ogni qual volta un bambino rideva, ogni qual volta il mondo esprimeva la sua straordinarietà. So cosa state pensando: fin qui niente di strano, soltanto un carissimo ragazzo che saprà godersi la sua esistenza. Sbagliato. Tutti questi elementi portarono il povero Cole alla pazzia, tutti questi elementi che non vissuti in prima persona potrebbero sembrare dei pregi in verità sono quanto di peggio si possa desiderare al mondo. Il povero Cole aveva una vita tranquilla: scuola, sport, amici e musica indie folk. La minima situazione lo rendeva triste: un brutto voto, una litigata fra due amici, una risposta poco garbata. Passava le giornate ascoltando musica rilassante, suonando la sua chitarra e pensando, pensando, pensando. Si creava continuamente delle situazioni: immaginava la sua ragazza ideale, sapeva che prima o poi l’avrebbe incontrata. Fino a quel momento non aveva trovato una ragazza che fosse sensibile quanto lui; una ragazza che lo facesse sembrare, per la prima volta, il più uomo della coppia (non che non fosse uomo, ma le sue lacrime facili non erano molto confortanti per le ragazze). A lui non importava apparire: “Non mi importa se una ragazza mi prende in giro vedendomi piangere mentre osservo il tramonto, significa che non merita la mia compagnia” diceva lui. Un giorno un minuscolo dettaglio, una apparentemente insignificante scelta di una strada invece di un’altra, in una frazione di secondo i suoi occhi si posarono su una ragazza graziosa come tutto ciò che di meraviglioso c’è in questa terra e nelle infinite terre dell’infinito universo. Con gli occhi lucidi decise di avvicinarsi a lei. Non sapeva cosa le avrebbe detto ma era certo che avrebbe trovato le parole giuste. “…” Non le trovò. Allora parlò lei: “Le serve qualcosa?” disse, con un’aria gentile e un po’ preoccupata, forse avendo notato i suoi occhi lucidi. “Mi piacerebbe presentarmi. Mi chiamo Cole e non sono un ragazzo come gli altri. Mi prenderesti in giro se scoppiassi a piangere per la bellezza dei tuoi occhi?”. Lei arrossì, piena di grazia, e rispose: “Lei è molto gentile, ma non mi conosce. E io non la conosco. Ho l’impressione che lei stia mentendo, non credo nell’esistenza di un ragazzo tanto dolce, ma vorrei darti una possibilità: se nei prossimi giorni, settimane, mesi ci rincontreremo, allora usciremo a cena insieme” e con queste parole se ne andò. Cole, tornando verso casa, non pensò ad altro, perdendo completamente la concezione della realtà: completamente estraneo a tutto ciò che lo circondava, pensò finalmente che la sua vita avesse uno scopo. Ognuno nella vita ha un compito, di questo Cole era sicuro. Ognuno fa delle scelte che ci accompagnano, dolcemente o meno, verso quel giorno in cui riusciamo finalmente a capire per quale motivo la nostra esistenza, fino a pochi istanti prima praticamente insignificante, ha ragione di esistere. Ecco, per Cole era arrivato quel momento. Lei era tutto il suo mondo. Lui viveva grazie a lei: lei che lo rendeva qualcosa di concreto, lei che lo spingeva a fare anche le cose più insignificanti in modo accurato. “Non mi ha nemmeno detto il suo nome” pensò tra sé e sé salendo gli ultimi gradini delle scale del suo palazzo. “La chiamerò Layla”. Ed entrò in casa. Per la prima volta dopo ore guardò l’orario: le 2:35. Andò a dormire e la sognò per tutta la notte: sognò di rincontrarla e di passare meravigliose serate con lei così da convincerla a sposarlo. Si alzò verso le 11:00, non andò a lezione (frequentava l’ultimo anno di Filosofia in una piccola università non molto distante da casa sua). Fece lunghe passeggiate, pensando a lei e sperando di rincontrarla; ma non la rincontrò. Come non la rincontrò i giorni successivi e le settimane successive. Ormai viveva in una routine dalla quale non era in grado di uscire: dormiva, sognando Layla, e passeggiava, pensando Layla. Credeva ormai di conoscerla alla perfezione, anche non conoscendola; era sicuro che se un giorno l’avesse incontrata, ella gli avrebbe detto tutto ciò che gli ha rivelato nei sogni. Layla, per Cole, era una studentessa liceale di lettere, anch’ella ormai all’ultimo anno. Layla era sensibile quasi quanto Cole e trovava adorabile il fatto che lui lo fosse in maniera così sproporzionata. Passarono mesi ma Cole non perse le speranze. Iniziò a camminare di più e a dormire di meno. O viceversa: in entrambi casi lei era lì. Spesso dormiva molto più del dovuto soltanto per vederla lì, come sempre, puntuale nel suo sogno. Sogno che mai lo aveva tradito, sogno che c’è sempre stato. Quella notte parlarono molto intensamente: guardandosi dritti negli occhi si rivelarono i loro segreti più oscuri. Layla perse sua madre quando era molto giovane e visse con suo padre finchè non decise di andare a vivere da sola e dedicarsi allo studio della lingua Italiana, che tanto la affascinava. Cole le rivelò tutte le sue storie buffe dovute alle sue strane “fisse”. Layla gli rivelò quanto credesse fortemente nel destino, gli rivelò che, secondo la sua teoria, tutto quello che è fatto per coesistere coesisterà, non importa come e se ci vorrà del tempo. Si svegliò stranamente più presto del solito, con pochissime speranze per la sua imminente passeggiata. “E se non fosse destino? E se non fossimo destinati a coesistere?”. Uscì di casa e percorse lo stesso identico percorso che percorreva ormai da svariati mesi. In procinto di tornare a casa decise di passare per il luogo in cui la prima volta la incontrò e, come per incanto, la vide. “Layla!” Gridò ad alta voce. Quasi non ci credeva, si stropicciò più volte gli occhi: era proprio lei, in carne ed ossa e non aveva intenzione di farsela scappare mai più. Prima di avvicinarsi si fece molte domande fra sé e sé: “E se non si chiamasse Layla?”, “E se non fosse sensibile quanto me?, “E se non amasse il tramonto?”. Tutto quel che è fatto per coesistere, coesisterà. Si fece coraggio. Corse verso di lei e disse: “Lei non lo sa ma io ho passato con lei i mesi più belli della mia vita. So tutto di lei, anche se ci siamo incontrati una sola volta, e mi piacerebbe farle sapere che non la lascerò scappare mai più.” “Mi ricordo di lei!” Rispose “Le ho promesso una cena ma prima… mi piacerebbe sapere il suo nome.”. “Mi chiamo Cole e lei?”. “Sono Layla”. Improvvisamente gli occhi di Cole si illuminarono. “Ero sicuro che si chiamasse così! Lei mi ha già detto tutto, so tutto di lei” “Bene, questa sera risparmierò del tempo” disse sorridendo “ci vediamo qui alle 20:00, e avremo il nostro primo appuntamento.”
Per l’ennesima volta trascorse il tragitto di ritorno tra quel meraviglioso posto in cui tutto è nato e casa sua. Questa volta era diverso. Cole ora era un uomo, Cole sapeva finalmente il motivo per cui veniamo lanciati su questa terra. Niente era più segreto, tutto era svelato, niente era finito, tutto era per sempre. Arrivò a casa, salì le scale (quasi fluttuando) e si preparò per il momento migliore della sua vita. Le 19.10. Cole era già pronto e non fece altro che pensare a cosa le avrebbe detto. La sua natura lo portò a domandarsi molte cose: ”E se la storia del nome fosse solo una coincidenza? E se tutto quello che mi ha svelato nel sogno, come è probabile che sia, è solo frutto della mia immaginazione? Se mi credesse pazzo soltanto per aver “abusato” della vita perfetta e immaginaria dei sogni?”. “No. Tutto ciò deve avere un senso” pensò. “In questo momento, soltanto un giorno fa, la sognavo intensamente. Adesso è la mia occasione e… tutto ciò che deve coesistere, coesisterà. In fondo, Layla, me l’hai detto proprio tu”. Non era la prima volta che immaginava un discorso con lei anche da sveglio. Niente aveva più importanza, il futuro non poteva che essere meraviglioso. Le 20.00. Puntualissimi si incontrarono al solito posto, quel magico posto che, nonostante oggettivamente fosse un posto molto trascurato, per lui era qualcosa di meraviglioso. Qualcosa che gli ha cambiato la vita. “Buonasera Layla! Lei non sa quanto ho aspettato questo momento! Abbiamo molto da dirci..” parlò Cole per primo. “ Buonasera Cole!” disse Layla sorridendo. “ E’ una serata magnifica, non trovi?”. “E’ una serata magnifica.” Ripetè Cole. “E’ la serata della mia vita.” “Wow! Allora cosa aspettiamo?”. Si incamminarono verso il ristorante. Cole aveva intenzione di mangiare e di portarla a vedere le stelle, in un posto meraviglioso in cui, ogni sera, nel tragitto di ritorno verso casa, si fermava a pensare a lei, si fermava a pensare a quel momento. Non ci credeva. Lei era lì, a fianco a lui, com’era giusto che fosse, come sarebbe dovuta andare. Quel che deve coesistere, coesisterà. La sua voce riecheggiava nella sua testa. C’era un clima particolare. Imbarazzo misto a gioia era nell’aria. Quell’imbarazzo che quasi non aveva bisogno di parole. Troppe cose avrebbero voluto dirsi, Cole non sapeva da dove iniziare. Ogni pochi passi uno di loro si girava verso l’altro e sorrideva. Cole iniziò a pensare che bastasse solo questo. Che gli bastasse solo il suo sorriso. Che le bastasse solo il suo sorriso. Iniziarono a parlare dentro il ristorante. “Cole tu mi sembri diverso dagli altri. Noto in te qualcosa di estremamente sincero. Sento in me una voce che mi porta a pensare che io e te ci conosciamo da una vita. Non so niente di te, ma è come se sapessi tutto. Non avrei mai pensato, nell’arco di tutta la mia vita, di dire cose del genere, ma è ciò che penso e fingere mi sembra soltanto una perdita tempo.” “Layla, non avremmo bisogno neanche di parlare se non per conoscere le nostre rispettive vite (comunque vite anche se vuote, senza scopo) precedenti al giorno in cui ci incontrammo. I nostri destini si sono incrociati. Come due poli opposti , non ci attiravamo, forse perché troppo distanti. Ora tu sei accanto a me, e sento che non riusciremo a dividerci.” “Oh Cole…”.
Finirono di mangiare, Cole, come un vero gentiluomo, pagò e la portò in quel luogo incantato. Sdraiati su quel meraviglioso prato, fissavano l’infinito sbalorditi. Era incredibile come, anche essendo due puntini insignificanti di un qualcosa senza limiti, in quel momento si sentivano infiniti. In quel momento la loro natura non era finita. Entrambi erano certi che loro, in quel preciso momento, sarebbero stati per sempre. Parlarono per ore ed ore e Cole, sbalordito, scoprì come tutto ciò che lei gli aveva rivelato in sogno era reale. “Ci sposeremo in spiaggia” disse Layla, quasi levando le parole di bocca a Cole. “Vivremo insieme in una modesta casa in cui ci basteremo. Supereremo i nostri problemi grazie al nostro amore. Che non svanirà. Cole..” disse Layla quasi piangendo. “Promettimi che mi amerai ancora quando la mia bellezza svanirà, quando il mio viso sarà ricoperto di rughe, e la mia testa ricoperta di capelli color argento..”. “Te lo prometto” disse Cole. “Ora siamo per sempre. Vedo il corso della nostra vita scorrerci davanti gli occhi. Forse siamo già morti. Forse non moriremo mai. Quello che so per certo è che il tempo ci cambierà. Ci porterà a mollare ma non lo faremo. Saremo più forti del tempo, che, senza avere pietà per niente e nessuno, avanza, avanza, come se nulla fosse.”
Trascorsero anni e anni. Dopo soltanto un anno si sposarono. Mantennero la loro promessa: si sposarono in spiaggia. Sole, mare, sabbia e tranquille canzoni suonate con l’ukulele. Il matrimonio perfetto. Fecero due figli. Taylor e Sarah. Cole amò come non aveva mai amato. Quasi non resse alla nascita dei suoi figli: un’emozione spropositata lo portò entrambe le volte quasi a svenire. Erano la famiglia perfetta. Layla era la donna perfetta . I figli erano la cosa che più amava in questo mondo. Le feste le trascorrevano in modo alterno. Partendo dalla befana con il padre di Layla, pasqua con la famiglia di Cole e via dicendo. I problemi non li sfioravano. Ogni cosa era facilmente risolvibile, il loro amore gli permetteva qualsiasi cosa. Potevano tutto e ne erano certi: niente avrebbe cambiato le cose. Il loro amore non sarebbe appassito come una rosa in inverno. Era tutto così perfetto.
Era loro rito passeggiare almeno tre volte alla settimana e ripercorrere i magnifici luoghi in cui si sono conosciuti. Il luogo vecchio e trasandato in cui si incontrarono, il ristorante in cui mangiarono per la prima volta insieme, il prato in cui programmarono il loro futuro. Erano ormai passati sette anni da quei giorni ma per Cole è come se non fossero trascorsi. Entrambi ormai laureati, trovarono il lavoro dei sogni e vissero felici e contenti, come nelle fiabe. Una mattina come un’altra Cole si alzò dal letto. Erano le 12, doveva aver dormito per più di 13 ore, era piuttosto sicuro di essersi messo a letto molto presto. Layla non era affianco a lui. Probabilmente era in bagno, a prepararsi per il lavoro. Gli squillò il telefono: era lei. Lo avvisò che era andata a fare la spesa. La sveglia, in modo molto curioso, suonò di nuovo. Cole si preparò e decise di anticipare la solita passeggiata, che naturalmente avrebbe ripetuto il pomeriggio con Layla. Tutto gli sembrò come quel primo giorno in cui si incontrarono, in cui tutto ebbe inizio. Ironia della sorte, la vide in lontananza e non potè che commuoversi per i ricordi. “Layla, amore mio!” gridò Cole. “ Dove sono le buste della spesa?”. “Sta parlando con me signore? Forse mi confonde con qualcun altro” Rispose molto curiosamente Layla. Un brivido percorse tutta la schiena di Cole. “Dai simpaticona torniamo a casa!” disse Cole, dando per scontata l’ironia delle sue parole. “A casa? Di che cosa sta parlando? Ma.. lei non è quel signore al quale avevo promesso di uscire se ci fossimo rincontrati di nuovo? A quanto pare è successo.. ma sembra proprio che lei abbia qualche rotella fuori posto!”. Cole era ormai un pezzo di marmo. “Layla smettila di scherzare!” disse ancora Cole, non più troppo convinto. “Layla…” Disse lui. “Layla?Io mi chiamo Jennifer! sono certa di non averle detto il mio nome.” In quel momento Cole realizzò tutto. Il suono della sveglia continuava a tormentarlo e flashback di passeggiate e cene chiarirono tutto. I contorni della sua vista erano così sfumati. Da quanto tempo la vita reale aveva smesso di essere la sua realtà? Non lo ricordava più. Il sogno era divenuto realtà, la realtà sogno. Nei suoi sogni ha creato la sua storia perfetta, con quella donna che, purtroppo, non incontrò mai dopo quel giorno che, per la prima volta, definì maledetto. Il suo subconscio, disperato, creò la sua storia perfetta. Senza rendersene contò dormì per un numero esagerato di ore e ,spesso, il suo corpo si rifiutava di alzarsi perché era certo che ,nella vita reale, lei non ci sarebbe stata. In modo perfetto e trascendentale la sua storia perfetta è andata avanti. Non c’erano problemi, nel meraviglioso mondo dei sogni. Ora era lì davanti a lei. Il momento che aspettava (da non sapeva più quanti mesi) era arrivato. Era arrivato anche nella vita reale. C’era soltanto una scelta da fare: ricominciare da capo con Jennifer. Riprovarci. Ritornare a vivere nella realtà. Ma Cole non intraprese quella via. La razionalità non faceva più parte di lui e, per quanto ne sapeva, quel che stava vivendo poteva non essere reale.
“Lei era e sarà per sempre Layla!” pensò, mentre si accorse di essere di nuovo a casa, mentre si accorse che stava per inghiottire diciotto pasticche di Halcion. “Quel che deve coesistere, coesisterà……”.
Scrivi un commento