UN BATTITO D’ALI DI FARFALLA PUÒ CAUSARE UN URAGANO: LO SPIEGA LA TEORIA DEL CAOS

Francesco Giuliano

OLYMPUS DIGITAL CAMERANel film di fantascienza “The Butterfly Effect” (2004) di Eric Bress e J. Mackye Gruber  c’è la seguente frase: “Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo“ che allo spettatore potrebbe essere apparsa fantascientifica. Mentre, in effetti, essa deriva da uno studio intrapreso, nel 1963, dal matematico e metereologo statunitense Edward Norton Lorenz (1917 – 2008), pioniere della “teoria del caos”, che elaborò un modello matematico dei movimenti dell’aria con cui studiò le precipitazioni atmosferiche deducendo che i mutamenti climatici non sempre sono prevedibili. Piccolissime variazioni dei parametri iniziali producevano grandissime variazioni nelle precipitazioni. Sulla base delle affermazioni di un meteorologo  che gli “fece notare che se le teorie erano corrette, un battito delle ali di un gabbiano sarebbe stato sufficiente ad alterare il corso del clima per sempre”. Lorenz usò l’idea della “farfalla”, mettendo come titolo, ad una sua conferenza del 1972, la seguente domanda: “Può, il batter d’ali di una farfalla in Brasile, provocare un tornado in Texas? L’“Effetto farfalla”, che sinteticamente descrive la concatenazione di eventi che partendo da piccoli mutamenti si ingrandiscono a dismisura e che diede lo spunto per scrivere la sceneggiatura del film anzi detto, è un’espressione che contiene il concetto di “dipendenza sensibile alle condizioni iniziali”, presente appunto nella “teoria del caos”. Questa concezione la ritroviamo molto tempo prima nella seguente filastrocca del poeta inglese George Herbert (1593 – 1633):

“Per colpa di un chiodo si perse lo zoccolo;

Per colpa di uno zoccolo si perse il cavallo;

Per colpa di un cavallo si perse il cavaliere;

Per colpa di un cavaliere si perse la battaglia;

Per colpa di una battaglia si perse il regno;

Tutto per colpa di un chiodo!”

Da essa si comprende quanto grande sia stata l’intuizione di questo poeta che aveva anticipato i tempi della teoria del caos di circa tre secoli. Un’altra anticipazione la ritroviamo, molto tempo dopo, nel saggio Macchine calcolatrici ed intelligenza (1950) di Alan Mathison Turing, (1912 – 1954), matematico inglese, inventore della famosa macchina che porta il suo nome, il prototipo dei computer moderni, in cui scrive: “Lo spostamento di un solo elettrone per un miliardesimo di centimetro, in un dato momento, potrebbe rivelare la differenza tra due avvenimenti molto diversi, come la morte di un uomo un anno dopo, a causa di una valanga, oppure la sua salvezza.”

Il caos è una scienza di processo anziché di stato, di divenire invece che di essere, di dinamica piuttosto che di statica. La teoria della relatività aveva cancellato il concetto errato nella meccanica di Isaac Newton (1642 – 1727) sullo spazio e sul tempo considerate entità assolute. La teoria quantistica con il principio di indeterminazione di Werner Karl Heisenberg (1901 – 1976) aveva cancellato la certezza della misurazione controllabile. La teoria del caos, invece, ha eliminato la concezione di Pierre-Simon Laplace (1749 – 1827) del determinismo casuale.

Questo vuol dire, allo stato attuale delle ricerche scientifiche, che siamo governati dal caso!

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